Descrizione | Grande costellazione, quinta in ordine di dimensioni: si trova a nord dell'Ophiuchus, tra la Lyra e il Bootes. La figura più caratteristica e riconoscibile della costellazione è il quadrilatero formato da epsilon, zeta, eta e pi Herculis. Malgrado la sua estensione, Hercules non contiene stelle particolarmente brillanti, ma è ricca di stelle doppie. Anzitutto Ras Algethi ("testa dell'inginocchiato", in arabo), composta da una gigante rossa accompagnata da una stella verde-azzurra di quinta magnitudine; quindi delta, kappa e rho Herculis, tutte separabili con modesti strumenti; da non perdere, poi, 95 Herculis, una coppia di stelle di quinta magnitudine che con piccoli telescopi sembrano di color oro e argento. Tra eta e zeta Herculis, nei pressi della Corona Borealis, si trova il grande ammasso globulare M13, un insieme di oltre 300.000 stelle radunate in una sfera di circa 100 anni luce di diametro. È l'ammasso più luminoso del cielo boreale ed è visibile ad occhio nudo come una chiazza sfocata di sesta magnitudine; dista da noi circa 22.500 anni luce. Vi è poi un secondo ammasso globulare, M92, ben visibile al binocolo: le stelle al centro di M92 sono più addensate di quelle di M13. Questo ammasso dista da noi 25.000 anni luce. |
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Mitologia e storia | Hercules era il figlio di Zeus ed Alcmena, la più bella e saggia delle donne mortali; la moglie di Zeus, Era, infuriata per l'infedeltà del marito, cercò in tutti i modi di vendicarsi. Quando Hercules fu cresciuto, Era gli provocò un accesso di follia, durante il quale egli uccise i suoi figli. Ritrovato il lume della ragione e oppresso dal rimorso, consultò l'oracolo di Delo per trovare conforto: l'oracolo gli ordinò di mettersi al servizio di Euristeo, re di Micene, per dodici anni. Euristeo volle che Hercules compisse dieci imprese, note come Fatiche di Hercules:
- Il leone Nemeo (vedi la mitologia del Leo).
- L'idra di Lerna (vedi la mitologia dell'Hydra).
- La cerva di Cerinea. Questa cerva aveva zoccoli di bronzo e corna d'oro ed era sacra ad Artemide, dea della caccia: Hercules la inseguì per un anno e infine la catturò con una rete mentre dormiva.
- Il cinghiale Erimanzio. Hercules stanò l'animale dal fitto bosco in cui viveva e lo spinse in una forra dove la neve era alta: una volta che il cinghiale fu imprigionato nella neve, l'eroe riuscì a catturarlo vivo.
- Le stalle di Augia. Augia, re dell'Elide, possedeva un gran numero di greggi e mandrie: Euristeo ordinò a Hercules di pulire le enormi stalle di Augia e di compiere il lavoro in un giorno solo. Hercules aprì due brecce nelle mura delle stalle e deviò il corso del vicino fiume, in modo che le sue acque spazzassero via tutto il sudiciume. Compiuta l'impresa, Hercules chiese una ricompensa ad Augia, ma questi rifiutò.
- Gli uccelli Stinfali. Questi animali avevano becchi e artigli di bronzo e divoravano gli uomini che passavano nei pressi della loro dimora, la palude Stinfalia. Grazie ad un sonaglio donatogli dalla dea Atena, Hercules li spaventò facendoli levare in volo e li uccise.
- Il toro cretese. Si trattava del toro padre del Minotauro (vedi anche la mitologia della Corona Borealis): Hercules lo catturò senza grossi problemi.
- Le cavalle di Diomede. Diomede, re dei bellicosi Bistoni, possedeva quattro cavalle selvagge, divoratrici di carne umana: Hercules le catturò e le imbarcò sulla sua nave. Inseguito e attaccato dai Bistoni, l'eroe diede loro battaglia, catturò il re Diomede e lo diede in pasto alle cavalle, che da quel momento furono domate.
- La cintura di Ippolita. La regina delle Amazzoni, Ippolita, possedeva una cintura d'oro: malgrado l'intervento di Era, che cercò di sobillare le Amazzoni contro Hercules, questi riuscì ad impadronirsi della cintura.
- Il bestiame di Gerione. Gerione era un orco con tre teste, sei braccia e tre busti che viveva sulle rive del Mare Oceano. Hercules attraversò la Libia, giunse allo stretto oggi chiamato di Gibilterra (dove eresse le colonne che da lui presero il nome), trafugò il bestiame e uccise Gerione con un'unica freccia, che infilzò tutti e tre i corpi entrando da un fianco.
- I pomi delle Esperidi. (Malgrado le dieci imprese fossero compiute, tuttavia Euristeo non riconobbe la seconda, perché Hercules era stato aiutato, né la quinta, perché l'eroe aveva cercato di trarne profitto: dunque impose altre due fatiche.) Giunto nel giardino delle mele d'oro, Hercules, dopo aver ucciso il serpente Ladone (poi posto in cielo nella costellazione del Draco), chiese ad Atlante, il titano che reggeva la volta celeste, di andargli a prendere i pomi meravigliosi. Atlante accettò e si impadronì delle mele, ma al ritorno rifiutò di riprendersi il cielo sulle spalle: Hercules finse di rassegnarsi, ma lo pregò di sostenere il carico ancora per un po' affinché potesse sistemarsi meglio; Atlante cadde nell'inganno ed Hercules, raccolti i frutti, tornò felicemente in Grecia.
- La cattura di Cerbero. Hercules scese nell'oltretomba, sconfisse lo stesso Ade, dio dei morti, e catturò il mostruoso cane infernale a tre teste.
Terminate le sue fatiche, Hercules sposò la bella Deianira. Un giorno il centauro Nesso si invaghì della fanciulla e cercò di violentarla: Hercules lo vide e lo colpì con una delle sue frecce intinte nel veleno dell'idra. Il centauro morente fece credere a Deianira che il suo sangue fosse un filtro d'amore e la invitò a prenderne un po' e metterlo da parte. Quando la donna ebbe il sospetto che Hercules la tradisse, bagnò una tunica nel sangue di Nesso, sperando di riconquistare il marito: appena indossato l'indumento avvelenato, le carni di Hercules cominciarono a bruciare. Sconvolto dal dolore, l'eroe si preparò una pira e vi salì sopra ponendo fine alla sua esistenza terrena. Zeus lo accolse sull'Olimpo - dove Hercules si riconciliò con Era - e gli donò un posto tra le costellazioni. |
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