Notiziario n. 24 - Primavera 2001 |
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La "pace" è scesa sulla Terra |
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di Michele Bortolotti (Associazione Astrofili Trentini) |
Dopo 15 anni di attività al stazione spaziale Mir è rientrata sulla Terra affondando nelle acque dell'oceano Pacifico il 23 marzo 2001.
Spesso quando si parla della Mir tornano alla mente i numerosi disguidi che hanno accompagnato questa missione; ricordiamo l'incendio a bordo, i guasti al computer che hanno lasciato per interminabili ore gli astronauti in balia di loro stessi nello spazio, i numerosi problemi con le riserve di ossigeno, lo scontro in orbita con il modulo preposto al rifornimento, le immagini di cosmonauti russi sfiancati dalla lunga permanenza nello spazio e bloccati nella stazione dalle vicissitudini economiche della repubblica Russa, ecc., per un totale di più di 1500 guasti più o meno gravi.
L'enfasi data a questi avvenimenti e le immagini dello Shuttle rappresentato come il salvatore della “bagnarola” russa hanno eclissato il successo della Mir.
Il primo modulo della Mir (Salyut 7) è stato posto in orbita da un razzo Proton il 20 febbraio 1986. Questo modulo è rappresentato da una versione modificata della Salyut, la prima stazione orbitante posta in orbita dai russi nel 1978, Ad esso sono seguiti altri cinque moduli adibiti ad unità abitative e a laboratori, per un totale di 140 tonnellate che hanno permesso a 106 astronauti (russi, americani, giapponesi, francesi, tedeschi, ecc.) di godere della vista del nostro pianeta da un'altezza di 375 chilometri.
La vita della Mir era stata inizialmente prevista in 5 anni, ma la missione è durata tre volte tanto, effettuando ben 86331 giri attorno alla Terra (la stazione impiega 90 minuti per ciascuna orbita) per un totale di 3,5 miliardi di chilometri, offrendo così la possibilità agli scienziati di mezzo mondo di svolgere numerosi esperimenti in assenza di gravità in molti ambiti scientifici: fisica, chimica, biologia, ecc.
La Mir ha costituito un ottimo laboratorio per lo studio degli effetti sul corpo umano della lunga permanenza in orbita in assenza di gravità. A bordo della MIR sono infatti stati battuti tutti i record: Vasilj Avdejev 742 giorni complessivi, Valere Pol'jakov 438 giorni consecutivi, Elena Kondakova 169 giorni (primato femminile).
A causa della crisi economica russa, dei costi di mantenimento della stazione e degli impegni nella costruzione della nuova stazione spaziale l'agenzia spaziale russa ha deciso per il rientro in atmosfera della Mir.
L'annuncio del rientro ha destato subito un certo allarme, infatti, l'attrito con gli strati più densi dell'atmosfera non sarebbe stato sufficiente per disintegrare completamente la stazione, di conseguenza numerosi frammenti avrebbero potuto raggiungere la superficie terrestre causando gravi danni a cose e persone. Si è stimato che circa 40 tonnellate di frammenti possano superare l'atmosfera e giungere al suolo ad una velocità prossima a quella del suono.
L'agenzia russa ha scelto come zona di rientro l'oceano Pacifico, e per la precisione un'area tra Australia e Cile priva di isole e senza alcuna rotta aerea che la sorvoli (per chi fosse interessato al recupero di qualche frammento ricordo forniamo le coordinate dell'ammaraggio, ma vi raccomandiamo un brevetto super scuba per l'immersione negli abissi oceanici: 160 gradi Ovest, 40 gradi Sud).
Quest area è nota come il cimitero spaziale, infatti date le caratteristiche sopra citate la Russia ha più volte utilizzato questo tratto di oceano per affondarvi i propri satelliti ormai in disuso.
Nonostante l'area scelta fosse sufficientemente lontana da zone abitate, gli stati (Giappone, Australia, Nuova Zelanda) che si affacciano sul pacifico, rimembrando i numerosi travagli della MIR, si sono premuniti costituendo unità di crisi per l'evento e facendo pressione sul governo russo affinché cambiasse luogo. L'agenzia spaziale russa, nonostante le numerose rassicurazioni si è premunita stipulando un'assicurazione di 200 milioni di dollari (pari a oltre 400 miliardi di lire) nel caso di danni a persone o cose.
La notte tra il 22 e il 23 marzo, quindi, sono iniziate le operazioni per il rientro, e mentre le autorità delle isole Fiji raccomandavano alla popolazione di non uscire di casa e di non toccare o raccogliere oggetti sconosciuti, una delegazione russa e numerosi giornalisti e appassionati si stavano recando sulle isole per assistere in prima persona allo spettacolo; sono state organizzate perfino pericolosi viaggi aerei per poter assistere ancora più da vicino al rientro della stazione spaziale.
Per far rientrare la MIR sono state necessarie tre frenate da parte del cargo Progress, la prima sopra l'Oceano Indiano, la seconda mentre veniva sorvolata l'Africa e l'ultimo colpo di freni definitivo è stato dato sopra il Mediterraneo. La stazione spaziale ha iniziato così una caduta libera di circa un'ora attraversando gli strati dell'atmosfera dando luogo ad un meraviglioso spettacolo sui cieli del Sud Pacifico, fino ad inabissarsi verso le 7.00 della mattina del 23 marzo.
Al contatto con gli strati densi dell'atmosfera la complessa struttura della stazione è andata in pezzi, ed i singoli moduli sono esplosi a causa della differenza di pressione. I frammenti sopravissuti all'attrito sono penetrati a velocità supersonica nella bassa atmosfera, regalando agli spettatori bang supersonici e scie di fumo multiple nei limpidi cieli australi, per sprofondare infine nell'oceano decretando così la fine della gloriosa missione.
Tutti i tecnici si sono dichiarati soddisfatti per la perfetta riuscita di una missione così delicata e il primo ministro russo Ilya Klebanov ha affermato che la Russia sta già pensando ad una nuova missione chiamata MIR 2, ma a causa della situazine economica del Paese e degli impegni dovuti alla costruzione della ISS essa non vedrà la luce prima di 15 anni.
Nel frattempo potremo goderci la magnificenza della stazione spaziale internazionale, che in questi giorni sta venendo assemblata in orbita, e ricordare la Mir così come è sempre apparsa a noi astrofili: una luce da osservare con trepidazione mentre attraversava la volta celeste, ravvivando le serate osservative e ricordandoci l'impegno dell'uomo nella conquista dello spazio.
Addio Mir e grazie.
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