Notiziario n. 24 - Primavera 2001 |
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Il futuro dell'esplorazione spaziale |
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di Christian Lavarian (Associazione Astrofili Trentini) |
Alcune settimane fa si sono riunite in assemblea NASA ed ESA, le agenzie spaziali americana ed europea, per delineare quello che sarà il programma di esplorazione spaziale per i prossimi dieci anni. Le due istituzioni sono le più importanti sul nostro pianeta per quanto riguarda l'attività spaziale, e quindi possiamo ben parlare delle loro linee di azione come di quelle generali a livello mondiale.
L'ESA si è riunita a Parigi 15 anni dopo il grande congresso che a Roma delineò il primo programma strategico volto a fare dell'Europa una potenza di primo piano nell'esplorazione spaziale, come oggi è realtà. Il nuovo programma dell'agenzia è stato battezzato "Horizon 2000 plus", come estensione del primo progetto di largo respiro voluto da Roger Bonnet, carismatico direttore scientifico dell'ESA: negli ultimi anni l'agenzia spaziale europea ha dato alla luce diverse missioni definite "cornerstone" (pietre angolari) e "medium-size" (intermedie).
Le prime hanno rappresentato dei progetti estremamente ambiziosi, innovativi e naturalmente di alto costo e tempo realizzativo. Le medium-size invece hanno avuto obiettivi più modesti ed impegni economici dimezzati rispetto alle missioni più costose: circa 300 miliardi di Euro (parliamo di spesa complessiva). Le missioni corner-stone erano scelte da appositi comitati scientifici e ben distinte fra loro in base all'obiettivo proposto, mentre i progetti minori erano approvati di volta in volta con appositi bandi fra istituti di ricerca ed università.
A distanza di tanti anni l'agenzia europea ha dovuto adeguare i propri progetti alle disponibilità finanziarie più limitate rispetto al passato e soprattutto alla nuova filosofia del partner americano, la NASA, battezzata "better, faster, cheaper", ad indicare missioni spaziali più economiche, veloci da realizzare e con migliori probabilità di successo (almeno in teoria).
La maggiore novità emersa da Parigi è stata la creazione di una nuova categoria di missioni, definita "flexibile mission": basso costo, riutilizzazione di piattaforme già impiegate, durata di due anni tra progetto e lancio. Diverse sono le proposte europee per il nuovo decennio: vediamone alcune.
La missione Eddington, chiamata così in onore del grande astrofisico inglese che fornì la prima prova sperimentale della relatività einsteiniana, studierà le piccole oscillazioni nella luminosità delle stelle, per meglio comprenderne l'evoluzione. HYPER sarà invece una missione che utilizzerà nuovissime tecnologie per misure accurate come mai prima, volte in particolare a dare conferme sulle teorie della fisica delle particelle. MASTER visiterà da vicino il pianeta Marte (ormai molto affollato) e l'asteroide Vesta, uno dei più grandi del nostro Sistema solare. L'ESA parteciperà poi al progetto del telescopio spaziale di nuova generazione, NGST, che sostituirà il vecchio Hubble Space Telescope con un nuovo carico di ambiziosi obiettivi. La sonda SOLO continuerà nel prossimo decennio il lavoro svolto da SOHO nell'osservazione del nostro Sole. STORMS misurerà con precisione la magnetosfera terrestre mentre LISA cercherà le tanto fuggevoli onde gravitazionali.
Per quanto riguarda le missioni più importanti, le cornerstone definite sopra, abbiamo tre grandi progetti: DARWIN sarà costituita da sei telescopi spaziali da 1,5 metri di diametro ciascuno in grado di compiere osservazioni indipendenti o congiunte. GAIA misurerà con incredibile precisione la posizione di oltre un miliardo di stelle. BepiColombo (in onore dell'astronomo italiano Giuseppe Colombo) studierà da vicino il pianeta Mercurio, dimenticato ormai da quasi trent'anni, dopo l'ultima visita dei Mariner americani.
Un programma altrettanto ambizioso ha varato la NASA, con un obiettivo però più specifico, prioritario: l'esplorazione di Marte in vista di un futuro sbarco umano. I recenti fallimenti, per certi versi clamorosi, di alcune sonde lanciate verso il pianeta rosso hanno fatto slittare la tabella di marcia prevista di circa 6-8 anni: si parla ormai del 2030 come possibile data per la "conquista" di Marte.
Nel frattempo la NASA indirizzerà verso il pianeta diverse sonde, per cartografarlo con assoluta precisione e riportare a terra dei campioni per le indispensabili analisi geologiche. Prima tappa nel 2001 con ODISSEY, poi intervallo fino al 2007 con la serie di esploratori SCOUT, che dovranno riportare dei campioni a Terra. La NASA ha ammesso di aver sottostimato l'impegno economico per lo studio del pianeta rosso, e non di poco: la cifra preventivata è aumentata di almeno cinque volte, sfiorando i due miliardi di dollari, il doppio utilizzato trent'anni fa per la conquista della Luna.
Le critiche a questa linea operativa non sono mancate, e non solo per gli ingenti costi: i più lamentano la mancanza di una componente umana nell'esplorazione dello spazio, limitata alla pur importante Stazione Spaziale Internazionale, senza quasi il coraggio di volersi spingere oltre, anche per coinvolgere l'opinione pubblica come ai tempi dell'Apollo, creando un maggiore consenso popolare verso la costosa ma affascinante esplorazione del cosmo.
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