Notiziario n. 23 - Inverno 2001 |
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Stelle variabili |
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di Mario Sandri (Associazione Astrofili Trentini) |
In questo articolo verranno indicate a grandi linee i vari tipi di stelle variabili codificate. Le varie classi differiscono in primis nel modo in cui scaturisce la variabilità e successivamente in base a caratteristiche fisiche intrinseche. La prima suddivisione si ha in stelle variabili a eclissi e stelle variabili fisiche.
Questo tipo di variabilità si ha con stelle doppie. Per semplicità possiamo considerare una stella centrale alla quale orbita attorno un'altra stella. Questa è una drastica approssimazione ma ci permette meglio di capire il fenomeno fisico. Se l'inclinazione del piano orbitale di una stella doppia è intorno ai 90°, cioè se il piano di rivoluzione è inclinato nello spazio in modo da coincidere o quasi con la direzione di osservazione, allora le due stelle si eclissano reciprocamente nel corso di un periodo. Il fenomeno è facilmente capibile se pensiamo alle eclissi di Luna e di Sole. Sfortunatamente quasi mai troviamo delle variabili ad eclisse con un piano ottimale, in genere il loro piano varia dai 60° ai 70°. Le stelle variabili a eclisse si dividono ulteriormente in tre categorie.
Le stelle dei primi due tipi presentano curve di luce nelle quali si osserva anche un minimo secondario oltre ad un profondo minimo di luminosità. Si osserva un massimo di luminosità quando le due componenti si trovano l'una accanto all'altra, un minimo quando la stella più luminosa è occultata da quella meno luminosa ed un minimo meno profondo quando la stella più luminosa occulta quella meno luminosa. Le stelle di tipo W Ursae maioris presentano dei minimi principali e dei minimi secondari all'incirca la stessa magnitudine. Come per l'eclissi di Sole l'occultamento può essere totale, parziale ed anulare, quale avvenga in realtà non può essere dedotto per via osservativi ma solo analizzandone la curva di luce: nelle eclissi parziali i minimi sono abbastanza acuti, mentre in quelle anulari e totali invece sono relativamente piatti. Circa il 90% delle variabili ad eclisse a periodo inferiore ai dieci giorni, ma esistono esempi di periodi estremamente lunghi, come ad esempio i 9883 giorni di e Aurigae, e di periodi brevissimi. Si conoscono quattro stelle con periodo inferiore ai 0.2 giorni; i periodi più brevi sono quelli di G 61-29 (46 min), di WZ Sagittae (88 min) e di AM Canum Venaticorum (17 min 36 s).
Un famoso esempio di stella variabile ad eclisse è x Aurigae, che è composta da una supergigante di tipo spettrale K5, del diametro di 410 milioni di km (293 volte il diametro del Sole), attorno alla quale ruota in 972 giorni una stella di tipo B8, con un diametro inferiore di 30 volte. La distanza tra le due componenti al periastro è di 4.1 UA mentre all'apoastro è di 9.7 UA. La massa della componente principale è 32 volte la massa solare, ma la sua densità a causa del suo enorme volume è tuttavia un milionesimo della densità media solare. Gli strati superficiali della stella sono così "trasparenti" che all'inizio e alla fine dell'eclisse lasciano passare la luce emessa dalla componente più luminosa. Questa fase dura 32 ore e in tale periodo nello spettro della stella B8 si scorgono le righe di assorbimento generate dall'atmosfera della K5 e dunque in tal modo è possibile esplorare strato per strato l'atmosfera della supergigante.
Le componenti di alcune stelle doppie sono così vicine che è possibile che avvenga uno scambio di materia tra i due astri (sistemi a contatto e sistemi semi-separati) e tale fatto è estremamente importante per le successiva evoluzione delle due stelle.
Le stelle variabili ad eclissi non sono delle vere variabili in quanto la variazione di luminosità è causata dall'occultazione di una delle due componenti. Esiste tuttavia un gran numero di variabili "vere". Come vengono indicate le stelle variabili? Queste, quando non posseggono già un nome come per esempio b Persei o d Cephei ecc., vengono indicate con una lettera latina da R a Z (per esempio S Andromedae), progressivamente secondo l'ordine di scoperta. Una volta terminata tale serie si continua con RR, RS, ..., RZ, SS, ST, ..., SZ ecc. fino a ZZ, a cui fa seguito AA, AB, ..., AZ, BB, BC, ..., BZ ecc. fino a QQ, QR, ..., QZ. Se queste 334 combinazioni non sono sufficienti si continua con la denominazione V335, V336 ecc. A Mosca si pubblica ogni dieci anni un "General Catalogne of Variable Star", nel quale sono elencate circa 30000 variabili. Anche le variabili fisiche si dividono in due classi: variabili pulsanti e variabili eruttive.
I - Variabili pulsanti
Le variazioni fisiche di una cefeide tipica |
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Le relazioni periodo-luminosità per i diversi tipi di cefeidi e RR Lyrae |
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c) Stelle del tipo d Scuti. Possiedono periodi estremamente brevi, al massimo di un'ora, ed hanno un comportamento simile alle stelle del tipo RR Lyrae.
d) Stelle del tipo b Canis maioris o b Cephei. Si tratta di stelle rare il cui periodo è compreso fra le 3 e le 6 ore, l'ampiezza della variazione della luminosità è solamente 0.1m e la curva di luce è sinusoidale.
e) Stelle del tipo Mira. Prototipo ne è Mira ovvero o Ceti, scoperta nel 1596 da D. Fabricius. Tali stelle formano il gruppo più numeroso e sono giganti con periodo che varia tra 80 e 1000 giorni con ampiezze della curva di luce comprese fra 2.5m e 6m cosicché la probabilità di scoprirne altre è elevata. Gli spettri di tali stelle, che appartengono ai gruppi spettrali M, S, N e R, presentano, nel 96% dei casi, righe in emissione. La variazione di ampiezza varia tra 3.1m e 9.8m e questi grandi valori si giustificano con la presenza di intense bande spettrali degli ossidi di titanio e di zirconio e del carbonio. Osservazioni hanno portato a scoprire variabilità nella velocità radiale e questo suggerisce variazioni del raggio fino ad un massimo del 18%. A lungo termine sono state anche osservate variazioni del periodo, ad esempio il periodo di R Hydrae è diminuito tra il 1784 e il 1950 da 497 a 380 giorni.
f) Stelle variabili semiregolari. Anche queste sono stelle giganti e supergiganti pulsanti con periodo non più regolare. Sono numerose ed a questa classe appartengono Antares, Betelgeuse, m Cephei ed altre.
g) Stelle del tipo RV Tauri. Si tratta di stelle con elevata luminosità di tipo spettrale F, G o K, con periodi compresi fra 50 e 150 giorni e con ampiezza di 3 magnitudini. Sono rare e la loro curva di luce si presenta come una doppia onda con minimi piatti di profondità variabile.
h) Stelle del tipo a2 Canum Venaticorum. Queste stelle sono molto rare e presentano variazione di intensità in determinati gruppi di righe spettrali, spesso anche variazioni nell'intensità del campo magnetico. La variazione di velocità radiale è piccola così come quella della pulsazione.
i) Stelle variabili irregolari. Si tratta di stelle giganti e supergiganti con curve di luce completamente irregolari. Le ampiezze sono in genere inferiori a 2m, in genere 0.5m e sono molto numerose.
II - Variabili eruttive
Tipica curva di luce di una nova |
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b) Variabili novoidi (tipo Ne). Formano un gruppo di stelle abbastanza differenti fra loro, le esplosioni sono però simili a quelle delle altre nove.
c) Supernovae. Rispetto alle novae, le supernovae presentano ampiezze superiori, anche di 20m, e ciò significa che la variazione di luminosità è dell'ordine di 100 milioni di volte. La magnitudine assoluta è compresa tra -14m e -21m. Le supernovae sono estremamente rare, negli ultimi 2000 anni nella nostra Galassia abbiamo solo una decina di casi documentati. Nelle altre galassie le supernovae sono numerose e talvolta superano addirittura la luminosità del sistema in cui si trovano. In genere le supernovae vengono distinte in due tipi. Dopo una veloce ascesa di 0.2m, 0.5m al giorno, la diminuzione di luminosità di luminosità nelle supernovae di tipo I avviene dapprima velocemente (3m in 25-40 giorni), poi più lentamente, mentre in quelle di tipo II avviene nella prima fase più lentamente (1m in 20 giorni) e successivamente più lentamente e irregolarmente. La magnitudine fotografica delle supernovae di tipo I è in media di -18.7, mentre per quella di tipo II è solo di -16.3. Nelle galassie ellittiche e irregolari prevalgono le supernovae di tipo I, mentre nelle galassie a spirale troviamo entrambi i tipi. In un millennio in una galassia tipo la Via Lattea si possono trovare 5 supernovae di tipo I e 25 di tipo II, tuttavia solo una piccola parte è osservabile dalla Terra. Purtroppo lo stadio di presupernova non è mai stato potuto essere studiato in quanto in epoca recente non sono mai state registrate supernove all'interno della nostra Galassia. Nelle altre galassie lo stadio di presupernova presenti luminosità così basse che con gli attuali strumenti ottici non è possibile osservarlo. Fa eccezione la supernova comparsa nel 1987 nella Grande Nube di Magellano (probabilmente di tipo II), che era stata preceduta da una gigante azzurra al termine del suo cammino evolutivo. Anche la ricerca dello stadio di postsupernova è alquanto difficile.
Il caso più semplice è quello della supernova di tipo II esplosa nella costellazione del Toro il 4.7.1054 in cui è stata trovata una registrazione su antichi annali cinesi. Tali annali ci dicono inoltre che la sua magnitudine apparente massima deve essere stata di -6, cioè era visibile anche in pieno giorno per una durata di 23 giorni, solo l'anno successivo la stella scomparve nel cielo notturno. Nella posizione di tale supernova si osserva la Nebulosa del Granchio M1 (Crab Nebula), il cui involucro gassoso si espande ad una velocità di 1300 km/s. e la sua distanza è di 5000 a.l. Tale nebulosa ha un flusso energetico di 2.62 x 1028 kW e per questo è una delle radiosorgenti più intense. La massa espulsa da una supernova di tipo II è compresa tra 1 e 10 masse solari, la velocità iniziale media è dell'ordine di 10000 km/s e l'energia irradiata raggiunge i 1044 joule, il che significa che una supernova in un secondo perde tanta energia quanta il Sole ne irraggia in pochi anni. Tali valori possono essere inferiori per le supernove di tipo I. Altre supernove osservate:
Curve di luce delle supernovae di tipo I del 1572 e del 1604 |
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Il fenomeno della pulsar si spiega con la rotazione di una stella, rotazione così veloce da richiedere elevati valori per l'accelerazione gravitazionale superficiale in modo da poter annullare la forza centrifuga. Le stelle nane bianche soddisfano tale condizione purché il loro periodo sia superiore ad 1 s, mentre valori inferiori per il periodo possono verificarsi aumentando la densità fino a valori compresi tra 1013 e 1015 kg/dm3, che possono esistere solo nelle stelle di neutroni, previste sin dal 1933 da W. Baade e F. Zwicky. Una stella di neutroni ha un diametro di soli 20-40 km. Nell'esplosione della supernova l'aumento della velocità di rotazione è provocato dal collasso del nucleo della stella (conservazione della quantità di moto). Il campo magnetico si addensa notevolmente e la sua intensità può aumentare da 100 milioni fino ad 1 miliardo di tesla. La stella di neutroni emette radiazione solo in direzione del suo asse magnetico. Se l'asse di rotazione e quello magnetico non coincidono è possibile che il fascio colpisca la Terra al ritmo del periodo di rotazione, dando luogo al fenomeno attraverso il quale la pulsar prende il nome. Poiché l'energia necessaria alla radiazione viene sottratta a quella di rotazione, col tempo la velocità di rotazione rallenta, di conseguenza le stelle a neutroni giovani (dette Crab pulsar) sono le più veloci, quelle vecchie più lente.
d) Stelle del tipo R Coronae borealis. Sono stelle giganti che per lungo tempo mantengono una luminosità costante, che poi diminuisce bruscamente di parecchie magnitudini, ritornando al valore iniziale abbastanza velocemente o lentamente. Non si è riscontrata una periodicità nel fenomeno, neppure una costanza nella ampiezza della variazione, l'unica caratteristica è la presenza di tale fenomeno nelle stelle di tipo R, tuttavia la causa è sconosciuta.
e) Stelle del tipo RW Aurigae. Si tratta di stelle la cui variazione di luminosità è totalmente irregolare, con ampiezza compresa tra 1m e 4m. Tali stelle sono per la maggior parte della sequenza principale. Un sottogruppo di questa classe è quello delle T Tauri, accanto alle quali si trovano sempre nubi di materia interstellare, da cui deriva l'altro nome di variabili nebulari. Sono stelle che si trovano sopra la sequenza principale e sono assai giovani. Talvolta si trovano riunite in gruppi, detti associazioni T Tauri. Questi, per esempio, si trovano nella nebulosa Testa di Cavallo in Orione o nella nebulosa NGC 2264 nell'Unicorno. La variazione di luce si suppone sia dovuta ad uno scambio di materia tra la superficie della stella e la materia interstellare circostante.
f) Stelle del tipo U Geminorum (o SS Cygni). Sono stelle che dopo un periodo di stabilità presentano in pochi giorni un aumento compreso fra 2m e 6m, mentre la successiva diminuzione di luminosità avviene in 10-50 giorni. L'intervallo fra due massimi successivi è in genere tanto più lungo quanto maggiore è l'ampiezza. Tali stelle presentano analogie con le nove ricorrenti e per tale motivo vengono anche chiamate nane novae.
g) Stelle del tipo Z Camelopardalis. Sono stelle con caratteristiche analoghe al gruppo precedente. Talvolta la luminosità si mantiene a un livello intermedio.
h) Stelle del tipo g Cassiopeiae. Si tratta di stelle di tipo spettrale Be con variazioni di luminosità irregolari e che ruotano ad alta velocità avvolte in involucri gassosi dilatati.
i) Stelle del tipo UV Ceti. Sono stelle nane rosse che presentano improvvisi aumenti di luminosità della durata di pochi minuti, o al massimo di poche ore, e che ritornano altrettanto velocemente ai livelli normali di luminosità. L'aumento di luminosità è compreso tra 1m e 6m.tali stelle sono dette anche stelle flare (stelle a brillamento) e talvolta si presentano all'interno di nubi interstellari. La frequenza delle esplosioni oscilla tra 0.05 e 0.4 l'ora. In molti casi, oltre all'esplosione osservabile otticamente, sono stati osservati dei brillamenti nei raggi gamma. Sono stelle relativamente giovani e nel cammino evolutivo si trovano con ogni probabilità tra le stelle T Tauri e le stelle di sequenza principale.
Curva di luce di T Tauri | Esplosione della stella flare AD Leonis |
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