Notiziario n. 22 - Autunno 2000 |
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Il problema dell'inquinamento luminoso (Prima parte) |
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di Silvano Minuto (Federazione Nazionale Pro Natura) |
Il progresso tecnologico degli ultimi anni ha portato ad un notevole miglioramento nel tenore di vita delle persone. Molti lavori gravosi sono stati eliminati, si sono ottenute notevoli vittorie sulle malattie, la vita media si sta progressivamente allungando. Sempre più spesso però occorre fare i conti con gravi fenomeni di inquinamento e il problema si sta ulteriormente aggravando a causa del consumismo sempre più sfrenato e della perdita di alcuni valori fondamentali della cultura legati al rispetto per l'ambiente.
Da alcuni decenni molte organizzazioni cercano di intervenire e di far approvare leggi e regolamenti nei quali questi concetti vengono ribaditi e puntualizzati. Molte di queste aspettative trovano oggi riscontro in svariate norme esecutive e comportamentali.
Sembra che però tutti si siano dimenticati di una fonte di inquinamento che non solo costituisce uno sperpero di denaro ma che sempre di più sta modificando il nostro ambiente. Si tratta di quel fenomeno che viene definito inquinamento luminoso.
Le esigenze di arredo urbano, di esaltazione delle bellezze artistiche e architettoniche presenti nelle nostre città, di illuminazione di aree industriali unite alla necessità di rendere le città stesse più vivibili e sicure, hanno portato, molto spesso, alla predisposizione di fonti luminose mal calcolate che stanno creando una serie di situazioni critiche al territorio.
Gli studi fatti sull'argomento in ambito nazionale e internazionale hanno messo in evidenza che, modificando le regole di comportamento fino ad ora adottate, si può ottenere una migliore illuminazione a terra, con una riduzione considerevole delle spese energetiche (stimato nell'ordine del 30-40%) e come risultato finale un adeguato rispetto per l'ambiente.
Nel nostro Paese si stanno proponendo delle misure legislative o dei regolamenti che se e quando verranno applicati faranno risparmiare una cifra dell'ordine di 300-500 miliardi all'anno di costi energetici.
In questo articolo saranno affrontati alcuni problemi causati dall'inquinamento luminoso ed indicati dei metodi per poterli combattere.
Occorre però prima di tutto precisare che nessuno vuole diminuire l'illuminazione che raggiunge il suolo ma solo suggerire delle soluzioni perché la luce emessa dagli apparecchi di illuminazione non venga sprecata e a maggior ragione non crei dei danni all'ambiente ed alla circolazione stradale.
Quando si parla di questi argomenti si suscitano sempre delle reazioni di preoccupazione, occorre ricordare che i cittadini quando richiedono degli interventi è perché desiderano vederci meglio e questo non vuole assolutamente dire che vogliono più luce.
A casa nostra non ci sogniamo di mettere vicino al televisore una lampada che punti direttamente nei nostri occhi, perché semplicemente non vedremmo più le immagini sullo schermo. Dove la collochiamo? Possibilmente sopra la nostra testa con luce diretta verso il basso. Il lettore provi a pensare come sono stati progettati molti impianti di illuminazione esterna presenti nel nostro territorio e se farà una analisi attenta della situazione comincerà a capire quali sono gli interventi possibili che vorremmo fossero realizzati. Lo scopo quindi è quello di ottenere considerevole risparmio nelle strutture impiegate, nell'energia utilizzata e nel migliorare la sicurezza in generale e la circolazione stradale.
Crescita della luminanza artificiale del cielo nella pianura veneta in unità relative determinata in base alle misure di archivio di brillanza del cielo presso l'Osservatorio Astrofisico di Asiago e l'Osservatorio Astronomico dell'Ekar (Pierantonio Cinzano, 1998). |
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Quando questa situazione si verificherà ci saranno delle pesanti ripercussioni su tutto l'ecosistema. Alcuni effetti possono già essere rilevati nel comportamento di alcune specie animali, con ad esempio la perdita progressiva del ritmo biologico. Nessuno sa quali saranno gli effetti a lungo termine sulla flora, l'unico studio conosciuto (Università di Padova) correla la luce a scompensi nelle attività legate alle funzioni clorofilliane e alle attività vegetative delle piante.
Il problema principale che si deve affrontare quando si parla di inquinamento luminoso è dovuto alla scarsa conoscenza che si ha del fenomeno e alle persone che considerano inevitabile tutto quello che gli succede intorno. Se questi effetti fossero confinati alla visione notturno, sarebbe comunque una perdita culturale notevolissima, ma gli impianti mal progettati possono causare gravi rischi alla circolazione stradale e quindi tutti hanno il dovere di controllare, verificare e sollecitare le autorità perché intervengano con competenza e tempestività.
È subito evidente che la necessità di illuminare le nostre città deve fare i conti con l'ambiente in cui viviamo e con il costo che si deve sostenere per produrre l'energia elettrica.
Infatti per far funzionare gli impianti di illuminazione bisogna:
Inoltre queste attività immettono nell'atmosfera grandi quantità di inquinanti che provocano danni considerevoli nel breve periodo e ancor più a lungo termine.
Da queste semplici considerazioni sembrerebbe evidente che gli enti, le industrie, i privati che utilizzano energia elettrica, dovrebbero cercare di ottenere il massimo risultato con il minino impiego di risorse. Il buon senso farebbe anche pensare che a fronte di un numero elevatissimo di Leggi e regolamenti che disciplinano la nostra vita quotidiana nel campo dell'impiego dell'energia, siano già da tempo in atto delle disposizioni anche per regolare l'utilizzo di impianti di illuminazione ad uso esterno.
I trattati internazionali, che tutti gli Stati sottoscrivono e si impegnano ad osservare, prescrivono e sollecitano riduzioni dei consumi energetici.
Ci si chiede perciò per quale motivo non esistono regolamenti in questo settore. Norme comportamentali precise servirebbero da guida per realizzare nuovi impianti. Contestare quelli nuovi mal progettati risulta difficile senza l'esistenza di regole precise alle quali i costruttori avrebbero dovuto attenersi.
In questo settore, dove le cifre in gioco sono elevatissime, si parla di migliaia di miliardi, si scontrano diverse esigenze:
In questa contrapposizione di interessi vige la regola che del problema dell'illuminazione esterna se ne parli il meno possibile, che si evitino gli studi sull'argomento e che gli addetti ai lavori (progettisti, impiantisti, ecc.) abbiano il più basso profilo tecnico possibile.
Esiste ad esempio una sola sede universitaria specializzata (Napoli) e i progettisti con buone conoscenze tecniche non sono in numero adeguato alle esigenze del nostro Paese. Chiunque può realizzare degli impianti esterni senza nessun controllo da parte delle autorità. In Piemonte e nella maggior parte delle altre Regioni non è prevista nemmeno la richiesta di concessione legata magari a quella edilizia.
Questo fatto potrebbe sembrare strano ma nella realtà è un fattore cruciale per poter vendere nuovi impianti o installarne di più potenti. Come si dirà in seguito, un impianto mal realizzato riesce a spiazzare tutti quelli esistenti nelle vicinanze e quindi sorge la necessità di adeguarli o ristrutturarli. Una strada che prima risultava adeguatamente illuminata, da un giorno all'altro appare diventata buia! Una nuova occasione di lavoro per i costruttori e gli erogatori di energia elettrica.
Per le motivazioni indicate, il problema dell'inquinamento luminoso non è generalmente conosciuto e non viene divulgato dai media. Se si prova a sfogliare un qualsiasi testo di "educazione tecnica", dove vengono elencati tutti i guai possibili causati dall'inquinamento, si vede che nemmeno una riga viene riservata a quello luminoso. In un fascicolo predisposto dalla Provincia di Torino, Notizie utili e consigli per risparmiare energia - anno 1997, si da grande spazio su come risparmiare nell'illuminazione dentro casa, ma non viene mai citata l'illuminazione esterna; come se non esistesse.
Non siamo riusciti a trovare nessuno studio sugli effetti uomo-ambiente nella guida notturna, mentre risultano ampiamente documentati gli influssi della luce sul comportamento umano in ambienti chiusi.
Nella rivista 3M Segnaletica n. 72/98, vengono riportate le opere di manutenzione in corso di esecuzione da parte dell'ANAS. Queste riguardano solo il manto stradale e la segnaletica. Nemmeno una parola e una lira viene riservata per il miglioramento dell'illuminazione.
Sempre nella stessa rivista, si parla di spericolatezza sulle strade e viene indicata una casistica degli incidenti. Nessuna causa viene imputata all'ambiente. Eppure, l'utilizzo in alcuni punti strategici di sistemi denominati "linee di luce", ha permesso la riduzione degli incidenti stradali, spesso mortali, anche del 100%, con una media intorno all'84%.
Un faro illumina lo stabilimento di una fabbrica e non solo quello... |
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Le norme riguardanti la circolazione stradale previste dal Nuovo Codice della Strada, vengono continuamente disattese.
Circa il 50% delle autovetture viaggia con fari irregolari, utilizza a sproposito antinebbia ma non risulta che ci sia una campagna di sensibilizzazione e di repressione in tal senso.
Il Nuovo Codice della Strada recita, tra l'altro:
articolo 23 - Pubblicità sulle strade e sui veicoli.
Comma 1. Lungo le strade o in vista di esse è vietato collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensione, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità e l'efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l'attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione.
Eppure sono numerosissime le fonti luminose che attraggono l'attenzione del guidatore o addirittura lo abbagliano. Anche i fari luminosi fissi o rotanti sono una fonte di pericolo considerevole.
Comma 7. È vietata qualsiasi forma di pubblicità lungo e in vista degli itinerari internazionali, delle autostrade e delle strade extraurbane principali e relativi accessi. Su dette strade è consentita la pubblicità nelle aree di servizio o di parcheggio solo se autorizzate dall'ente proprietario e sempre che non sia visibile dalle stesse. Sono consentiti i cartelli indicanti servizi o indicazioni agli utenti purché autorizzati dall'ente proprietario delle strade.
Per rendersi conto della totale inosservanza di questa disposizione basta percorrere una qualsiasi delle nostre strade e autostrade.
Sono recenti nel nostro territorio nuove installazioni di insegne luminose visibili dall'autostrada Torino-Milano. Le insegne sono concepite per attrarre l'attenzione dei viaggiatori e basta un attimo per deconcentrarsi e provocare incidenti che possono avere anche esito mortale. Il nuovo casello autostradale realizzato a Novara risulta con concentrazione di luce, anche abbagliante, notevolissima. Quando esamineremo gli effetti che simili concentrazioni di luce hanno sul comportamento dei nostri occhi nella visione notturna vedremo che le ripercussioni possono prolungarsi nel tempo ed essere molto gravi.
Queste preoccupazioni sono state portate a conoscenza dell'UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione - ed è stata chiesta alle autorità competenti di eseguire dei controlli per verificare la regolarità dell'impianto. Abbiamo riportato solo due esempi ma il nostro territorio è pieno di situazioni critiche.
Fine prima parte. Continua sul prossimo numero...
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