Notiziario n. 19 - Inverno 2000 |
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L'Osservatorio di Parigi |
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di Marco Murara (Associazione Astrofili Trentini) |
Esattamente trecentotrentatré anni or sono, nasce a Parigi una tra le più importanti organizzazioni scientifiche dell'età moderna, l'Académie Royale des Sciences, che tiene la sua prima seduta plenaria il 22 dicembre 1666. Fortemente voluta da Jean-Baptiste Colbert, potente ministro del Re Sole, la fondazione dell'accademia francese, pur essendo una risposta alle richieste di numerosi scienziati, ha anche scopi squisitamente politici: centralizzare e tenere sotto controllo le ricerche, nonché, in conformità alla politica culturale di Luigi XIV, fare della scienza una delle principali aree di intervento per rafforzare il prestigio del sovrano in patria e nel resto dell'Europa. Né bisogna dimenticare che scopo non secondario di Colbert è quello di sfruttare a fini tecnologici e militari le ricerche degli accademici, i quali ricevono un regolare stipendio dalla corona: in ogni modo, l'accademia riesce a realizzare un giusto equilibrio tra scienza pura e scienza applicata.
È in questo contesto politico e culturale che il fisico e astronomo Auzout scrive una lettera al sovrano, sollecitando la fondazione di un osservatorio astronomico a Parigi: "Ne va, Sire", afferma Auzout, "della gloria di Vostra Maestà e della reputazione della Francia". L'appello non rimane inascoltato: uno dei primi atti della neonata Accademia è proprio l'acquisto, avvenuto il 7 marzo 1667, di un terreno sul quale edificare l'osservatorio parigino, a maggior gloria del Re Sole. Secondo i progetti di Colbert, peraltro, l'edificio dell'osservatorio avrebbe dovuto assolvere a una duplice funzione: ospitare gli strumenti destinati all'attività astronomica e nel contempo servire da centro di lavoro per tutti gli accademici, con sale di riunione e laboratori di vario genere.
Il terreno, con una superficie di due ettari e mezzo e di forma pentagonale, viene acquistato in nome del Re per la somma di 6.604 lire: è però necessario erigere un muro di recinzione perimetrale, la cui costruzione costa circa tre volte tanto. La scelta della posizione risulta particolarmente felice. Tutt'intorno si stendono dei giardini appartenenti a edifici religiosi: a nord, l'abbazia di Port-Royal; a est, il noviziato dei Cappuccini; a ovest, il noviziato dei Padri dell'Oratorio; verso sud, invece, inizia la campagna, punteggiata da qualche mulino a vento. L'orizzonte è dunque perfettamente sgombro in tutte le direzioni e il luogo appare assai propizio alle osservazioni astronomiche.
Il 21 giugno 1667, nel giorno del solstizio d'estate, i matematici dell'Accademia tracciano sul terreno il meridiano e le altre direzioni necessarie per l'esatta sistemazione dell'edificio: è questo il momento in cui viene definito il méridien de Paris, ovvero il meridiano fondamentale per i Francesi, che solo a partire dalla fine dell'Ottocento cominciarono a prendere in considerazione il meridiano di Greenwich nelle loro carte geografiche.
I progetti dell'edificio sono disegnati da Claude Perrault, fratello del celebre scrittore Charles. Lui stesso membro dell'Accademia, per la sezione di Fisica, Claude Perrault realizza un plastico in legno da presentare al Re e agli accademici. La costruzione viene portata avanti con rapidità, malgrado si siano resi necessari dei lavori di consolidazione del sottosuolo: la gran parte dell'opera può dirsi terminata già nel 1672. Tuttavia i lavori di sistemazione e di rifinitura si protraggono fino al 1683: in totale le spese sostenute ammontano a 716.000 lire. L'edificio si compone di un corpo centrale rettangolare, affiancato a est e a ovest, in corrispondenza del lato meridionale, da due torri ottagonali, mentre una torre quadrata è appoggiata alla facciata settentrionale. La facciata sud è adornata di bassorilievi che rappresentano dei globi e degli strumenti astronomici.
Contrariamente agli auspici di Colbert, l'osservatorio non diventerà il centro dell'attività scientifica parigina e francese. A parte un Cabinet des machines che verrà utilizzato come deposito dell'Accademia fino al 1740, l'edificio sarà consacrato esclusivamente all'attività astronomica: fin dal principio, infatti, gli accademici non manifestano alcun interesse a lavorare o a riunirsi in un luogo così lontano dal centro della Parigi dell'epoca.
Durante il suo primo secolo di vita, l'Osservatorio di Parigi, posto sotto l'amministrazione dell'Académie Royale des Sciences, non ha di fatto né un direttore né un bilancio propri. Ciascun membro dell'Accademia che desideri compiere dell'attività astronomica presso l'Osservatorio è pienamente libero di farlo in ogni momento, giacché non è stabilita alcuna regola che definisca modi e tempi di lavoro. E d'altronde ogni ricercatore è costretto a sollecitare lo stanziamento di fondi per l'acquisto e il mantenimento del materiale necessario alle osservazioni, fondi che provengono di volta in volta dall'Accademia, dal Re o da qualche mecenate.
È questo il periodo contraddistinto dalla cosiddetta “dinastia dei Cassini”: ben quattro generazioni di Cassini, infatti, si succedono a capo dell'Osservatorio a partire dalla sua fondazione fino alla Rivoluzione. Il primo e più celebre dei Cassini è l'italiano Gian Domenico, divenuto a soli venticinque anni professore di astronomia all'università di Bologna e successivamente entrato al servizio del Papa: nel 1668 Colbert lo invita a Parigi affinché dia il suo contributo alla costruzione dell'Osservatorio, con l'intesa che il soggiorno in Francia non si sarebbe protratto troppo a lungo. Ricevuto dal Re in persona con una dimostrazione di favore tutta particolare, Cassini partecipa immediatamente ai lavori dell'Accademia e fa apportare alcune modifiche ai progetti di Perrault in modo da rendere l'edificio dell'Osservatorio meglio adatto all'attività astronomica. Pensando di fermarsi solo poco tempo a Parigi, egli non fa molti sforzi per migliorare la sua conoscenza della lingua d'oltralpe: ma le ottime condizioni di vita e di lavoro lo convincono a restare. Nel 1671 si stabilisce in un appartamento all'interno dell'Osservatorio e due anni dopo ottiene la naturalizzazione francese, per cui è conosciuto anche come Jean-Dominique.
Sotto l'autorevole guida di Gian Domenico Cassini, l'Osservatorio muove i primi passi, ottenendo risultati considerevoli: viene disegnata una grande mappa della superficie lunare (cfr. Notiziario AAT n° 17, pagg. 10-11); si apre alle ricerche una nuova branca dell'astronomia, quella della misurazione precisa delle posizioni degli astri, che in seguito verrà denominata astrometria; si compiono accurate osservazioni dei satelliti galileiani (grazie alle quali si darà un contributo notevole alla soluzione del cosiddetto problema della longitudine: cfr. Notiziario AAT n° 11, pag. 7).
Ma i primi anni di attività dell'Osservatorio sono segnati soprattutto dalla nascita e dallo sviluppo della geodesia. Al principio di tutto si colloca un progetto di lavoro che si propone tre obiettivi essenziali: misurazione di un grado di meridiano, di importanza capitale per l'astronomia e la geografia; creazione di una mappa dettagliata della regione parigina, banco di prova per ulteriori mappe; e infine realizzazione di una carta delle coste francesi, il cui contorno è ancora poco conosciuto e mal tracciato.
Per quanto riguarda il primo obiettivo, l'incarico di dirigere le operazioni è affidato a Jean Picard. Egli prende come estremi dell'arco da misurare le località di Malvoisine, poco a sud di Parigi, e di Sourdon, a 20 chilometri a sud di Amiens, rilevando la distanza zenitale di una medesima stella osservata da tali località. Il lavoro di rilevamento si protrae dal 1669 al 1671, anno in cui Picard pubblica la sua opera intitolata Mesure de la Terre. Il valore del grado di meridiano è determinato in 57.060 tese, pari a 111.092 metri (la misurazione risulta dunque estremamente precisa, se si considera che il valore oggi calcolato alla latitudine di Parigi è di 111.220 metri).
Una volta misurato il grado di meridiano, ci si concentra sugli altri due obiettivi. Nel 1678 viene pubblicata la prima carta geodetica della storia: si tratta della mappa dettagliata dei dintorni di Parigi, la Carte particulière des environs de Paris, basata sui rilevamenti dell'ingegnere Vivier. Nel 1693 è invece pubblicata la carta delle coste francesi (riprodotta qui a lato): essa trova fondamento nelle osservazioni astronomiche effettuate da Cassini, Picard e La Hire, tra il 1676 e il 1681, soprattutto in varie località della Bretagna, della Guascogna e della Normandia. La carta mette in evidenza e corregge numerosi errori contenuti nelle mappe realizzate in precedenza: ad esempio, la differenza di longitudine tra Parigi e Brest, calcolata in base all'osservazione dei satelliti di Giove, è indicata in 6°54', al posto degli 8°10' fino ad allora stimati. Grazie a tali correzioni, la superficie del regno di Francia si riduce di un quinto: si narra che nel 1682, nell'apprendere questa notizia, Luigi XIV si lamentò di aver perso più terre a causa dei suoi astronomi che a causa dei suoi nemici.
© Le illustrazioni a corredo di quest’articolo sono pubblicate sul Notiziario AAT per gentile concessione dell’Observatoire de Paris (http://www.obspm.fr).
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