Notiziario n. 19 - Inverno 2000 |
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Leonidi '99: temporale estivo |
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di Michele Bortolotti (Associazione Astrofili Trentini) |
Dopo lo smacco dello scorso anno in cui dopo numerose iniziative, conferenze, articoli e una nottata sotto zero il bottino era stato scarso, con un numero di meteore di poco superiore ad una notte comune, a dispetto delle previsioni di una tempesta di 2000 meteore l'ora, non vi era molta fiducia nelle leonidi del 1999; se a ciò si aggiunge che molta gente delusa se la è presa con gli astrofili perché non avevano garantito l'evento (purtroppo non siamo ancora in grado di arrivare a tanto) si può ben capire perché quest anno sia passato tutto in sordina.
Tra gli astrofili però la possibilità di assistere ad uno spettacolo come quello de '66 era troppo forte e così le date attorno al 18 novembre erano mantenute libere da impegni.
Vediamo innanzitutto di ripetere (vedi "Il ruggito del Leone" Notiziario AAT n° 14) il meccanismo che da luogo alle leonidi e più in generale agli sciami meteorici periodici, quelli cioè che si ripresentano puntuali ogni anno come le ben note perseidi o lacrime di San Lorenzo.
Alcune comete nella loro corsa di avvicinamento al Sole intersecano l'orbita terrestre; quando la Terra transiterà nel punto di intersezione delle due orbite entrerà in una nube di detriti espulsi dal nucleo cometario (quel che rimane della coda della cometa) che, penetrando nell'atmosfera, danno luogo al fenomeno delle stelle cadenti. Ecco quindi spiegato il motivo per cui questo fenomeno si ripresenta ogni anno, dato che proprio l'anno è l'intervallo di tempo che deve trascorrere prima che la Terra si ripresenti in un determinato punto della sua orbita.
Lo sciame periodico delle leonidi presenta un'altra particolarità: il massimo orario che normalmente si aggira attorno alla decina di meteore sale ogni 33 anni fino a 100, 1000 o più di 10.000 leonidi l'ora. Questo è dovuto al fatto che la cometa Temple Tuttle, all'origine di questo sciame, passa al perielio ogni 33 anni, arricchendone l'orbita di nuovi frammenti.
L'ultimo transito al perielio della cometa risale al febbraio 1998, e questo ha fatto sperare in una pioggia di decine di migliaia di meteore per il novembre di quell'anno, fenomeno che come anticipato non si è verificato.
Se la notte del 18 novembre 1998 non ha offerto lo spettacolo atteso, 24 ore prima, la mattina del 17 ha regalato agli osservatori più assidui numerosi bolidi che arrivavano a toccare magnitudine -16.
Secondo alcuni quest'esplosione di bolidi anticipata poteva preannunciare una tempesta di meteore per il 1999, dato che la stessa situazione si era presentata nel 1965, l'anno prima della pioggia di 150.000 meteore l'ora.
Secondo lo studio di alcuni astronomi russi che hanno ricostruito la distribuzione dei meteoroidi attorno all'orbita della cometa, la pioggia di bolidi dello scorso anno è stata causata dal materiale rilasciato dalla Temple Tuttle più di 500 anni fa e confinato in una sacca dalle forze di marea, e quindi non ci sarebbe alcuna relazione con una possibile pioggia nel 1999.
Appoggiando l'una o l'altra ipotesi c'era chi riteneva che questo fosse l'anno buono e chi più pessimista prevedeva uno sciame solo leggermente superiore alle medie degli anni precedenti; entrambe le posizioni rimanevano comunque prudenti, consigliando di non limitare l'osservazione alle 03 del 18 novembre (ora prevista per l'incontro tra Terra e orbita cometaria), ma di sacrificare anche la notte precedente per non correre alcun rischio.
Seguendo questi consigli avevamo programmato tre osservazioni nelle notti del 17, 18 e 19 novembre, ma questa volta a tradirci non sono state le leonidi, ma le condizioni meteorologiche che ci hanno impedito di effettuare l'osservazione nella notte tra il 16 e il 17, essendo presente una grossa perturbazione che impediva anche alla Luna di penetrare lo strato di nubi.
Nella giornata del 17 le previsioni non ci davano molte possibilità, infatti, fino alla mezzanotte, la situazione era identica a quella della nottata precedente, per cui rassegnati decidemmo di andare a dormire con l'egoistica speranza che lo spettacolo fosse rimandato al 2000.
La speranza però è l'ultima a morire, e così alcuni di noi dopo aver preparato pellicole e cavalletti hanno messo la sveglia alle 02.00 nella speranza di un'improvvisa schiarita.
Nel mio caso il suono della sveglia non è stato accolto molto bene, e l'idea di abbandonare il letto non era delle più allettanti, ma la scia di una luminosa meteora che attraversò la costellazione di Orione completamente sgombra da nuvole, mi proiettò in macchina verso le cave di Pila a Villamontagna, un sito pesantemente rovinato dall'inquinamento luminoso della città, ma facilmente raggiungibile e con un buon orizzonte est.
Nemmeno il tempo di sistemare la macchina fotografica che anche Christian Lavarian, Elisa Valcanover e Laura Ambrosi arrivarono sul posto; verso le 2.45, mentre stavamo ultimando lo stazionamento degli apparecchi fotografici, siamo stati sorpresi da un bagliore che ha illuminato il suolo di luce azzurra. Il primo pensiero è stato quello di un lampo, visto che comunque alcune nuvole incombevano ad ovest, ma alzando gli occhi, quasi allo zenit, faceva bella mostra di sé un'imponente scia di fumo, testimone del luminoso bolide che aveva appena illuminato il paesaggio. Dopo i primi secondi di meraviglia ci fu una corsa alla macchine per catturare l'impronta del bolide, che è rimasta visibile per una decina di minuti, con il vento che ne deformava la forma minuto dopo minuto.
Come in alcuni pomeriggi estivi, ad un forte tuono fa seguito un'intensa pioggia, così il grosso bolide sembrò risvegliare i frammenti cometari e a partire dalle 3 si scatenò un'intensa pioggia di meteore con una frequenza superiore alle 20 al minuto.
Tra una leonide e l'altra ci fu il tempo di una telefonata a Gabriele Sartori e Nicoletta Merlo che si stavano godendo lo spettacolo da Terlago; la telefonata fu molto breve, dato che era continuamente interrotta da espressioni di meraviglia al passaggio elle meteore più luminose.
Le leonidi sono meteore molto veloci, dato che si muovono in direzione opposta a quella della Terra, per cui risulta molto difficile osservarle e fotografarle, anche per il fatto che sono solitamente poco luminose. Nonostante questo il gran numero di leonidi rendeva chiaramente visibile in cielo il radiante, cioè il punto da cui per effetto prospettico sembravano irradiarsi le meteore, che di solito è individuabile solo nelle fotografie a lunga posa.
Un'altra caratteristica che abbiamo potuto osservare è il colore verde azzurro delle leonidi, e il fatto che a differenza della maggior parte degli altri sciami molte meteore lasciavano una scia che rimaneva in cielo un tempo sufficientemente lungo da permettere di essere scorte anche dopo il passaggio della meteora stessa.
Con la stessa rapidità con cui la pioggia si era scatenata, nel giro di poco più di un quarto d'ora, verso le 3.15 il numero ridiscese al di sotto delle 400 meteore all'ora, finché verso le 4.00, eccezion fatta per qualche timido sussulto, erano visibili non più di 2 o 3 meteore ogni 5 minuti.
Durante quest'ora abbiamo avuto modo di osservare altri due bolidi molto luminosi, con scie multicolori che illuminavano le nuvole che poco per volta stavano coprendo il cielo.
Come si sa l'appetito vien mangiando, così nonostante l'intensa pioggia cui avevamo assistito, speravamo in una vera tempesta con un tasso orario superiore alle 10000 meteore, ma verso le 5.30, con il sorgere di Venere che con la sua luminosità riusciva a disturbare l'osservazione, infreddoliti ci rendemmo conto che quello che avevamo visto era quanto le leonidi 99 avevano da offrirci; a sottolineare il fatto che lo spettacolo era finito il vento cominciò a radunare le nuvole chiudendo il sipario del cielo.
Per concludere, a cose fatte possiamo rispondere all'amletico interrogativo proposto da tutte le riviste di astronomia "Leonidi 99: pioggia o tempesta?" dicendo che per la brevità e l'intensità possiamo paragonare il fenomeno ad un temporale estivo.
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