Notiziario n. 17 - Estate 1999 |
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Houston, qui base Tranquillità |
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di Christian Lavarian (Associazione Astrofili Trentini) |
Era una domenica, il 16 luglio 1969, quando dal Kennedy Space Center un gigantesco razzo Saturno V si staccò da Terra e iniziò il suo volo verso la Luna. Tutto andò liscio come l'olio e il 20 luglio l'Apollo entrò nell'orbita lunare dividendosi in due parti: il Columbia con Collins a bordo e il modulo Eagle, che iniziò la discesa con Armstrong e Aldrin ai comandi. Mentre la capsula stava sorvolando il Mare della Tranquillità, Armstrong sottolineò con queste parole tale esperienza: "...le fotografie e le mappe tracciate dall'Apollo 8 e 10 ci hanno dato una buona approssimazione di quello che stiamo vedendo. Sembra realmente come le foto; ma, come vi è differenza tra assistere dal vero ad una partita di calcio e guardarla alla TV, non c'è cosa che possa sostituire l'essere qui ora".
Questo ci dà il senso della forte emozione provata dagli astronauti mentre stavano scendendo sulla superficie lunare. Con un'accensione dei motori di 12 minuti, il modulo Eagle, orientato con la sua parte alta verso la Luna, si avvicinò velocemente alla superficie. Dopo tre minuti Armstrong girò la capsula per predisporla all'atterraggio. Fu acceso anche un potente faro per illuminare la superficie lunare durante l'avvicinamento. A due minuti dall'atterraggio tutto stava andando per il meglio, ma Armstrong si accorse che i computer di bordo stavano guidando l'Eagle proprio verso il bordo di un cratere e... sarebbe stato un disastro! Il modulo si sarebbe rovesciato e dopo aver rotolato lungo le pendici del cratere si sarebbe spezzato provocando una tragedia. Con una prontezza a dir poco incredibile l'astronauta prese i comandi manuali, escludendo il computer, e portò il modulo lunare ad atterrare oltre il cratere. Con una manovra perfetta fece atterrare Eagle nel Mare della Tranquillità senza alcun problema ed esclamò: "Houston, qui base Tranquillità, l'Aquila è atterrata". Da una analisi successiva si venne a sapere che erano rimasti solo 45 secondi di carburante!
Il protocollo della missione prevedeva che i due astronauti avrebbero dovuto dormire un po' prima di uscire per la prima passeggiata lunare. Ma avreste dormito voi in una tale situazione? Certamente no! Beh, neppure loro! Stettero a guardare il panorama fuori dai due oblò e lo descrissero in diretta collegati con Houston e con tutto il mondo. Finalmente, dopo sei ore dall'atterraggio, Armstrong per primo uscì da boccaporto del modulo. Ribaltò in posizione orizzontale una piccola piattaforma che consentiva l'accesso alla scaletta e contemporaneamente una preziosissima telecamera fu pronta a filmare uno dei momenti storici della conquista dello Spazio.
Armstrong scese dalla scaletta: arrivato all'ultimo scalino si fermò un momento e tastò la superficie con un piede incerto prima di effettuare il primo passo. Poi, balzando giù dalla scaletta sulla superficie della Luna esclamò: "Questo è un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l'umanità".
Il suolo era composto da una polvere fine che sotto il peso dello scarpone di Armstrong si compattò formando una "impronta". Ci furono alcuni attimi di mancanza di equilibrio, dovuti alla gravità lunare assai minore di quella terrestre, poi Armstrong "imparò" a camminare con il proprio peso ridotto ad un sesto del normale. Quindici minuti dopo fu raggiunto da Aldrin e insieme stettero "fuori" per quasi tre ore. Piantarono la bandiera americana, raccolsero campioni della superficie e disposero delle attrezzature scientifiche. Poi Aldrin e Armstrong rientrarono a bordo senza alcuna difficoltà. Il 21 luglio Eagle lasciò la Luna e tre giorni più tardi gli astronauti ammararono nell'oceano Pacifico sani e salvi. Dopo un periodo di isolamento di tre settimane (per possibili contaminazioni da batteri lunari) poterono riabbracciare le loro famiglie e gustarsi gli onori e la gloria che meritavano.
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