Ad Andrea Cioli in Siena

Illustrissimo Signore e Padrone Colendissimo

Trovomi in gran confusione per una intimazione statami fatta tre giorni sono dal Padre Inquisitore, di ordine della Sacra Congregazione del Santo Offizio di Roma, di dovermi per tutto il presente mese presentare là a quel Tribunale, dove mi sarà significato quanto io debba fare. Ora, conoscendo l'importanza del negozio, e 'l debito di farne consapevole il Serenissimo Padrone e il bisogno di consiglio e indirizzo di quanto io debba in ciò fare, ho resoluto di venir costà quanto prima per proporre all'Altezza Serenissima quei partiti e provisioni, de i quali più di uno mi passano per la fantasia, per i quali io possa nel medesimo tempo mostrarmi, quale io sono, obedientissimo e zelantissimo di Santa Chiesa, e anco desideroso di cautelarmi quanto sia possibile, contro alle persecuzioni di ingiuste suggestioni che possano immeritamente avermi concitato contro la mente, per altro santissima, de i superiori. Ne do conto a Vostra Signoria Illustrissima, e anco, per non giugnere costà del tutto inaspettato, per lei al Serenessimo Gran Duca; e non sentendo cosa in contrario, mi partirò domenica prossima, lasciando spazio a Vostra Signoria Illustrissima di avvisarmi, se accidente alcuno ci fusse, che repugnasse a questo mio proposito. E qui reverentemente gli bacio la mano e nella sua buona grazia e protezione mi raccomando.

Di Firenze, li 6 di Ottobre 1632.

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