11) | Bianchini, Francesco (1662-1729), Hesperi et Phosphori nova phaenomena, sive Observationes circa planetam Veneris, Roma, Apud Joannem Mariam Salvioni, 1728 | |
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È curioso che le prime due buone raffigurazioni di dettagli della superficie lunare siano apparse in libri dedicati a temi diversi dalla Luna. La prima fu lo schizzo di Hooke che rappresentava Hipparcus in un libro sulla microscopia, la seconda fu questo disegno di Plato e della Valle Alpina in un trattato sul pianeta Venere (la stella del mattino e della sera, Espero e Fosforo). Gli studi di Bianchini su Venere lo portarono ad affrontare il problema di dedurre informazioni topografiche dal disegno delle ombre: e ciò lo indusse a studiare i crateri lunari. | ||
Questa piccola stampa, che appare nel testo come parte del capitolo introduttivo, mostra il cratere Plato sulla destra, con Aristoteles ed Eudoxus sulla sinistra, e la catena montuosa delle Alpi, tagliata dal grande squarcio della Valle Alpina. Bianchini notò con sorpresa che la valle non appariva sulla mappa di Cassini: egli fu il primo a vedere e ritrarre questa formazione, che è tra le più impressionanti valli lunari. Inoltre Bianchini osservò che il cratere in alto al centro era raffigurato ma non denominato nella mappa di Cassini; il suo successore, Schröter, compì il passo successivo e diede al cratere il nome ancora in uso: Cassini. |
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