Dalla scoperta al Voyager La nostra storia comincia il 17 marzo 1781 quando sir Wilhelm
Herschel, astronomo dilettante, scopri` al telescopio il pianeta
Urano. Apparentemente viene da chiedersi quale significato possa
avere questo avvenimento, ma si deve tenere presente che negli
anni successivi le posizioni di Urano sulla volta celeste,
calcolate matematicamente, non coincidevano con quelle realmente
assunte dal pianeta, anzi, tendevano a divergere sempre di piu`.
Alcuni astronomi giunsero alla conclusione che l'orbita di Urano
doveva essere perturbata dalla presenza di un altro corpo, forse
un pianeta, che viaggiava in una zona ancora piu` periferica del
Sistema Solare.
Bisogna pero` aspettare il 1843 affinche` il problema sia preso
in seria considerazione da un giovane matematico inglese, John
Adams, il quale impiego` due anni di lavoro per calcolare
l'orbita dell'ipotetico corpo perturbatore e la sua posizione in
cielo. Al momento di verificare i suoi calcoli l'astronomo reale
sir Airy, a cui il giovane si rivolse, non gli accordo`
sufficiente fiducia e non osservo` la zona di cielo indicatagli
da Adams. Fu una grave leggerezza in quanto (oggi lo possiamo
dire) la posizione reale del nuovo pianeta differiva di appena 2
gradi da quella calcolata.
Cosi` la scoperta dell'ottavo pianeta del Sistema Solare venne
rinviata di circa un anno, allorche` la notte del 23 settembre
1846 il prof. Galle dell'Osservatorio di Berlino, in base a
calcoli eseguiti parallelamente ed indipendentemente a quelli di
Adams dal matematico francese Le Verrier, scopri` un debole
dischetto azzurrastro, identificato appunto come un nuovo
pianeta a cui venne assegnato il nome mitologico di Nettuno, dio
del mare.
La sua posizione nella fredda periferia del Sistema Solare a 4
miliardi 497 milioni di Km dal Sole ed il suo diametro di 49'500
Km lo hanno fatto immediatamente classificare come un pianeta
gigante, ovvero un corpo ricco di elementi chimici leggeri quali
idrogeno, elio, azoto metano e carente di rocce, alla stregua
dei gia` conosciuti Giove, Saturno ed Urano. La grande
abbondanza di metano, ed in particolar modo il suo
caratteristico assorbimento della luce rossa, che conferisce al
pianeta il tipico colore azzurro, ha aiutato molto gli astronomi
a conoscere la struttura del pianeta, la` dove le osservazioni
visuali al telescopio fornivano solo dati molto incerti sulla
presenza di vaghe bande scure all'altezza dell'equatore.
Osservazioni del disco planetario risalenti al 1979 ed
effettuate nel vicino infrarosso presentavano zone molto
riflettenti probabilmente dovute a nubi chiare poste in alta
quota nell'atmosfera di Nettuno.
Analoghe osservazioni spettroscopiche hanno fatto ipotizzare la
presenza sul pianeta di intense nebbie in sospensione
nell'atmosfera che si possono formare e dissolvere molto
rapidamente, seguendo un ciclo di intensita` che sembra legato
al ciclo undecennale di attivita` solare.
Negli ultimi anni, comunque, per capire la struttura di Nettuno,
gli scienziati hanno avuto a disposizione le nuove e preziose
informazioni scientifiche sui grandi corpi del Sistema Solare
esterno fornite dalle sonde interplanetarie Pioneer 10 & 11 e
Voyager 1 & 2 per cio` che riguarda Giove e Saturno ed ancora
dal Voyager 2 dopo il fly-by con Urano del 1986.
Urano e Nettuno sono apparentemente due corpi molto simili, se
si prendono in considerazione i valori del diametro,
rispettivamente 51'800 e 49'500 Km, e della densita`, essendo
1.26 g/cc per Urano e 1.77 g/cc per Nettuno. Questi ultimi
valori risultano piuttosto elevati rispetto alla densita`
misurata per i giganti Giove e Saturno e cio` implica che
Nettuno, pur contenendo grandi quantita` di gas e ghiacci
d'acqua, metano ed ammoniaca, racchiude nel suo interno anche
una buona porzione di elementi pesanti come silicio e ferro.
Questi, secondo i modelli comunemente accettati, andrebbero a
formare un'amalgama di materiale pseudo-roccioso che attualmente
si pone come nucleo del pianeta, mentre al tempo della
condensazione del pianeta dalla nebulosa protosolare ebbe
funzione di centro di accrescimento di materia, cioe` di punto
attorno al quale gli elementi chimici piu` leggeri venivano
accumulati attraverso l'attrazione gravitazionale.
Attorno al nucleo si dovrebbe quindi estendere un mantello
liquido di acqua, metano ed ammoniaca, sovrastato a sua volta
dalla coltre gassosa ricca di idrogeno, elio e metano, che
oltremodo sfuma in una piu` rarefatta atmosfera; in sostanza si
tratta di una struttura differenziata che pone una sostanza
chimica a profondita` tanto maggiori quanto piu` essa e`
"pesante".
Esiste pero` un fenomeno che mette in dubbio una tale struttura.
Si tratta dell'osservazione di una considerevole quantita` di
energia proveniente, sotto forma di calore, dall'interno di
Nettuno. Il pianeta emette cioe` nello spazio piu` energia,
circa il doppio, di quanta ne riceve dal Sole. Cio` viene oggi
spiegato attraverso l'opera di correnti convettive, osservate
gia` su Urano, che dominano l'interno del corpo celeste
asportando le sacche di calore inglobato.
Queste correnti si muovono in maniera radiale rispetto al centro
del pianeta e sono in grado di prelevare il calore presente
nelle zone piu` interne e trasportarlo verso la superficie dove
viene dissipato nello spazio. Il fatto che tali eccessivi flussi
di energia non siano stati registrati provenire da Urano fa
comprendere come le correnti convettive che interessano Nettuno
debbano essere molto piu` efficienti.
Percio` e` necessario ipotizzare che l'interno di quest'ultimo
non sia differenziato in maniera cosi` drastica come esposto in
precedenza, ma piuttosto omogeneo, cioe` con parte delle rocce,
dei ghiacci e dei gas uniformemente mescolati tra loro fino a
profondita` di molte migliaia di Km e comunque fin quasi ai
limiti del nucleo.
In questo modo le correnti convettive incontrerebbero pochissimi
ostacoli nel loro moto e potrebbero non solo asportare
agevolmente il calore ricevuto dal Sole, ma anche l'energia
racchiusa circa 4.6 miliardi di anni fa durante la fase di
formazione del pianeta e rimasta intrappolata nelle sue viscere.
La sonda Voyager 2 studiera` l'emissione termica di Nettuno
eseguendo delle mappature in infrarosso 7.5 giorni prima e dopo
il fly-by del 25 agosto, stabilendo anche la temperatura
dell'atmosfera a varie latitudini. Anche se questo fenomeno non
dovesse coinvolgere completamente l'interno del pianeta, ma
solamente la sua atmosfera, esso dovrebbe garantire un maggior
movimento della stessa e quindi la possibilita` di osservare
strutture molto piu` simili a quelle di Giove e Saturno, cioe`
fatte di fasce e bande parallele, piuttosto che una coltre
gassosa uniforme ed immutabile come quella presentata da Urano
alle telecamere del Voyager.
Una eventuale forte omogeneita` nella struttura di Nettuno
avrebbe la conseguenza di far coincidere il periodo di rotazione
del suo interno con quello dell'atmosfera. Il Voyager dovra`
stabilire il verificarsi o meno di fenomeno, nonche` fornire un
valore del periodo di rotazione che risulti piu` preciso di
quello stimato da Terra, il quale oscilla tra le 11 e le 19 ore.
E` comunque certo che il nucleo abbia una velocita` di rotazione
differente da quella del resto del pianeta. Il fenomeno genera
delle intense correnti elettriche con lo stesso principio di
quanto avviene in una dinamo, le quali a loro volta stimolano la
formazione di un relativamente intenso campo magnetico. In base
ai dati gia` forniti dalle sonde automatiche per Giove, Saturno
ed Urano, e` lecito aspettarsi la presenza di un tale campo che
si pensa di aver gia` scoperto da Terra attraverso misurazioni
di onde radio.
Il Voyager provera` a confermare questi risultati attraverso
rilevamenti a distanza dell'energia emanata da particelle
elettricamente cariche che si muovono vorticosamente lungo le
linee di forza del campo magnetico stesso. Si suppone inoltre
che la sonda penetrera` nel suo interno circa 20 ore prima di
raggiungere il punto di massimo avvicinamento al pianeta, dopo
di che effettuera` un grande numero di esperimenti sulle
particelle, sul plasma etc.
La prima testimonianza da parte di astronomi sulla presenza di
anelli attorno a Nettuno risale al 10 ottobre 1846 quando
William Lassel, il futuro scopritore di Tritone (uno dei
satelliti del pianeta) annoto` la presenza di un anello che
attraversava il disco planetario quasi esattamente da nord a
sud. Una successione enorme di altre osservazioni rilevarono
anche il mutare di posizione dell'anello stesso fino al 1852.
Si tratto` comunque di una incredibile serie di abbagli, in
quanto e` evidente l'impossibilita` di osservare anelli
nettuniani con un telescopio basato a Terra ed in luce visibile,
e cio` sia a causa del piccolo diametro apparente del pianeta,
sia perche` qualsiasi materiale posto nelle vicinanze sarebbe
immerso nella sua luminosita`.
Nel 1968 due astronomi della Villanova University, Guinam e
Shaw, seguirono un fenomeno di occultazione stellare da parte di
Nettuno allo scopo di studiarne la composizione atmosferica
attraverso la variazione dello spettro elettromagnetico della
stella occultata. Essi pero`, prima dell'evento principale,
registrarono un anomalo calo della luminosita` della stella che
considerarono comunque spuro.
Nel 1977 venne la scoperta degli anelli di Urano proprio durante
un'occultazione stellare. In questo caso diversi osservatori
siti in varie parti del mondo registrarono cali di luminosita`
della stella 20 minuti prima e dopo l'evento di occultazione
principale, imputabili a 9 anelli di materia presenti attorno al
pianeta. Conferma di tale presenza venne data 11 anni dopo
proprio dal Voyager.
L'avvenimento fu di stimolo per Guinam e Shaw, i quali andarono
a riverificare quanto rimaneva dei dati di 10 anni prima,
concludendo che il fenomeno registrato allora poteva anche
essere imputabile a materia oscura posta a circa 10'000 Km dalla
vetta delle nubi del pianeta.
La notizia, pur venendo accolta con molto scetticismo dalla
maggior parte degli scienziati, scateno` la curiosita` di un
gruppo di ricercatori che dal 1981 ad oggi hanno osservato ben
21 occultazioni che hanno coinvolto Nettuno, con il solo scopo
di cercare di scoprire gli ipotetici anelli. La tecnica usata e`
quella di osservare l'occultazione evidenziando l'eventuale
presenza di materiali attorno al pianeta attraverso
l'artificiosa diminuzione della sua luminosita`, ovvero
studiandola nell'infrarosso, dove Nettuno appare molto scuro a
causa dell'assorbimento, operato dal metano presente, come gia`
visto, in grandi quantita` nell'atmosfera.
Dei 21 casi sopracitati, 15 non hanno dato alcun esito, mentre
in 6 di essi sono state osservate occultazioni prima oppure dopo
l'evento principale causato dal disco di Nettuno, comunque
sempre privi di cali simmetrici. La spiegazione piu` probabile
e` che la causa sia dovuta ad archi di anello che si estendono
attorno a Nettuno ad una distanza media di circa 64'000 Km e per
un'estensione di non piu` del 10% della circonferenza totale.
Un fenomeno simile non e` ancora stato riscontrato in nessuna
altra parte del Sistema Solare probabilmente a causa
dell'estrema instabilita` delle strutture ad arco, le quali
normalmente tenderebbero a distribuirsi in un anello completo.
Gli esperti hanno elaborato due teorie per spiegare la
stabilita` degli archi, la piu` probabile delle quali considera
che due satelliti, detti pastori, troppo piccoli per essere
osservati da Terra, mantengano segregate le particelle di
materia attraverso la loro azione gravitazionale.
Il dubbio sulla presenza o meno degli archi di anello ha
costretto gli scienziati incaricati della navigazione del
Voyager a modificare la traiettoria della sonda, la quale doveva
raggiungere il punto di massimo avvicinamento all'altezza
dell'equatore. Si e` preferito invece farle attraversare il
piano equatoriale di Nettuno ad una distanza di 73'500 Km, onde
evitare ogni rischio di danni dovuti alla collisione tra la
sonda e le particelle costituenti gli archi di anello; una
eventuale ulteriore piccola correzione di rotta potra` essere
eseguita entro il 21 agosto.
Le ricerche per i materiali anulari avranno inizio a partire dai
primi giorni di agosto attraverso le immagini delle telecamere
della sonda e lo studio della possibile occultazione della
stella Sigma del Sagittario (Nunki) da parte della supposta
regione degli anelli.
Come gia` detto, Nettuno possiede due satelliti naturali, dei
quali non molto e` conosciuto.
Il maggiore e` Tritone, scoperto dall'astronomo inglese William
Lassel il 10 ottobre 1846.
Esso viaggia su di un'orbita praticamente circolare a 355'000 Km
da Nettuno, che compie in 5.88 ore e con moto retrogrado, cioe`
inverso al senso di rotazione del pianeta. Cio` comporta che le
maree dovute dall'attrazione che il satellite provoca sul
pianeta gli sottraggono energia, causando una progressiva
diminuzione della distanza orbitale da Nettuno, Questo significa
che Tritone sta "precipitando" sul pianeta, la cui forza
gravitazionale un giorno lo disintegrera`; recenti calcoli anno
ritenere che questo giorno e` ancora molto lontano,
probabilmente oltre 10 miliardi di anni: piu` della vita
rimanente al Sole.
Una decina di anni fa, osservazioni in infrarosso di Tritone
rilevarono la presenza di ghiaccio di metano sulla superficie,
nonche` di azoto sotto forma liquida o solida. Lo stato fisico
di questo elemento dipende ovviamente dalla temperatura a cui
esso si trova; un suo rilevamento ha dato valori dell'ordine dei
50*K, alla quale l'azoto, trovandosi liquido, formerebbe vasti
oceani nei quali navigherebbero iceberg di metano ghiacciato.
Abbandonando questa ipotesi forse non cosi` fantasiosa, dobbiamo
dire che se azoto e metano sono le sostanze piu` comuni in
superficie, allora esse dovranno anche essere i costituenti
principali di quell'atmosfera gia` scoperta tramite osservazioni
da Terra. La tipica colorazione rosso-arancio di Tritone,
osservabile al telescopio, fa supporre che su questo corpo sia
presente anche ammoniaca; questa infatti, associandosi col
metano con l'ausilio della radiazione ultravioletta del Sole,
sarebbe andata a formare dei polimeri organici che possiedono
proprio questo colore. Se poi essi si trovassero sospesi
nell'atmosfera potrebbero nascondere per intero la superficie
del satellite alle telecamere della sonda.
Un'esperienza analoga e` gia` stata vissuta dal Voyager 2
durante il fly-by con Titano, satellite di Saturno, il cui
oceano di azoto liquido che dovrebbe ricoprirne la superficie
rimane ancora un'ipotesi proprio a causa dei composti organici
che hanno reso impenetrabile ai raggi ottici l'atmosfera di
questo corpo celeste.
Non abbiamo ancora parlato del diametro di Tritone forse perche`
esso non e` conosciuto con sufficiente precisione. A seconda dei
metodi usati per la misurazione esso varia da un valore minimo
di 3'000 Km ad uno massimo di 5'000 Km, che al momento sembra il
piu` attendibile.
Tutti questi misteri potranno essere risolti dal Voyager 2
quando esso passera` ad appena 40'000 Km dal satellite. Per ben
8 ore Tritone sara` fotografato con una risoluzione massima di
circa 800 metri e studiato attraverso un gran numero di
esperimenti che tra gli altri includono: osservazioni UV
dell'occultazione della stella Beta del Cane Maggiore, misure di
diametro e di densita`, nonche` di deflessione delle onde radio
attraverso l'atmosfera, per determinarne il grado di
rarefazione.
Nereide venne scoperta nel 1949 dall'astronomo olandese Gerard
P. Kujper ed e` tutt'oggi un corpo di cui si ignorano quasi
tutte le caratteristiche, anche a causa del suo aspetto al
telescopio di stellina di 19* magnitudine.
Il suo diametro e` stimato compreso tra 200 e 1'500 Km a seconda
se esso riflette nello spazio tutta la radiazione che riceve dal
Sole, oppure se la assorbe in massima parte. Cio` dipende dalla
composizione chimica superficiale che potrebbe anche rivelarsi
estremamente diversa per i due emisferi che Nereide rivolge alla
Terra nel corso della rotazione attorno al proprio asse.
Infatti lo scorso anno due astronomi del Goddard Space Flyght
Centre della NASA hanno scoperto ampie variazioni nella
luminosita` del satellite. Questo potrebbe significare sia che
un lato della sua superficie e` molto scuro mentre l'altro e`
piu` chiaro, sia che il corpo non e` sferico ma di forma
irregolare, per intenderci a forma di patata.
Dal Voyager comunque potremmo ottenere solo poche informazioni,
in quanto esso passera` a ben 4.7 milioni di Km da Nereide e le
immagini presenteranno quindi una risoluzione massima di un
centinaio di Km.
Una curiosita`; modelli teorici oggi accettati ritengono che
originariamente il sistema di Nettuno fosse costituito da
Nereide e da Plutone, il nono pianeta del Sistema Solare.
Tritone sarebbe stato in seguito mentre vagava per lo spazio
interplanetario; questo fenomeno avrebbe causato l'espulsione di
Plutone, il quali si sarebbe poi posto in orbita indipendente
attorno al Sole, e modificato fortemente l'orbita di Nereide che
oggi si presenta molto eccentrica, con una distanza minima da
Nettuno di 1.3 miliardi di Km e massima di quasi 10 miliardi.
Infine diremo che la ricerca di nuovi satelliti nettuniani da
parte del Voyager avra` inizio tra la fine di luglio ed i
primigiorni di agosto attraverso fotografie a grande campo e
lunga posa.
Malgrado i mille problemi che avevano caratterizzato le fasi
iniziali della missione Voyager 2, gli spettacolari risultati
ottenuti dalla sonda nei 12 anni del suo lungo viaggio avevano
abituato gli scienziati solamente a successi. Vi era quindi un
grande ottimismo negli ambienti del Jet Propulsion Laboratory
di Pasadena (Cal.) sulla buona riuscita anche dell'atto
conclusivo del Grand Tour tra i pianeti giganti del Sistema
Solare che si concludeva proprio nella sua estrema periferia.
Infatti in questi anni Nettuno e` il pianeta piu` esterno del
nostro sistema planetario, a causa della particolare orbita di
Plutone che, al perielio, lo porta piu` vicino al Sole di quanto
non sia appunto Nettuno.
L'ottimismo non e` stato disatteso da Voyager, le cui telecamere
hanno inviato le prime spettacolari immagini il 23 gennaio 1989,
riprese dalla fantastica distanza di 309 milioni di Km dal
pianeta. In esse compaiono gia` notevoli dettagli atmosferici,
simili a grandi strutture nuvolose il cui movimento ha permesso
di valutare il periodo di rotazione del pianeta (forse solo
quello dell'atmosfera) in 16-18 ore.
L'esuberanza per l'accertata attivita` atmosferica di Nettuno
venne comunque "raffreddata" dal fatto che osservazioni di
Tritone lo vedevano uniformemente colorato in rosso, rafforzando
l'ipotesi sulla presenza dei famosi composti organici in
sospensione nella sua atmosfera.
La fase ufficiale di incontro e` cominciata il 5 giugno con
Voyager 2 alla distanza di 117 milioni di Km dal pianeta, ma
gia` allora le immagini riprese dalla sonda permettevano una
risoluzione dei particolari quattro volte migliore di quella
ottenibile da Terra.
Tra la fine di luglio ed i primi giorni di agosto Voyager 2 ha
eseguito la ricerca di nuovi satelliti di Nettuno, scoprendo ben
sei nuovi corpi, provvisoriamente denominati 1989 N1, N2 . . .
N6, in ordine cronologico di scoperta.
1989 N1 e` il maggiore dei sei con un diametro di 420 Km,
superiore anche a quello del gia` conosciuto Nereide. Esso
denota una forma particolarmente irregolare e cio` ha sconvolto
alcune teorie di dinamica planetaria secondo cui qualsiasi corpo
solido di diametro superiore ai 400 Km si sarebbe dovuto
modellare secondo una forma sferica.
Il satellite orbita a 117'500 Km da Nettuno e si mostra dotato
di una superficie molto scura la quale, benche` studiata da
870'000 Km, ha permesso di osservare un grande numero di crateri
da impatto e di fratture.
1989 N2 viaggia su di un'orbita circolare a 73'000 Km dal
pianeta ed assomiglia molto al precedente N1 tranne che per il
diametro: solo 200 Km.
Vengono poi quattro corpi piu` piccoli:
E` probabile che questi corpi si siano condensati dalla nebulosa
protosolare assieme a Nettuno, considerato che le loro orbite
giacciono praticamente sul piano equatoriale del pianeta, con un
massimo di inclinazione di 4.5 dovuto all'orbita di 1989 N6.
Comunque essi si sono rapidamente raffreddati ed irrigiditi e la
loro evoluzione superficiale e` stata affidata solo ai frequenti
impatti meteoritici.
All'inizio di agosto e` cominciata anche la ricerca della
regione degli archi di anello e gia` il giorno 11 Voyager 2 dava
i primi responsi, benche` si trovasse ancora a 18 milioni di Km
di distanza. Le immagini mostravano due archi di materia giacere
sul piano equatoriale del pianeta ad una distanza di 62'000 e
53'000 Km dal suo centro ed estendersi per rispettivamente
50'000 e 10'000 Km, associati ai due piccoli satelliti N4 ed N3,
i quali potrebbero fungere da pastori.
Il progressivo avvicinamento della sonda ha permesso di rilevare
un terzo arco e soprattutto un fatto fondamentale: essi
appartengono ad un anello completo che si estende attorno al
pianeta a 63'000 Km ma che presenta una distribuzione molto
eterogenea dei materiali.
Non solo! Le telecamere del Voyager hanno anche scoperto un
anello secondario piu` debole ed un anello diffuso che, partendo
da un confine esterno posto a 42'000 Km da Nettuno, sfuma verso
l'atmosfera del pianeta non avendo un limite interno ben
definito. Tra i due anelli propriamente detti si estende una
zona di materiale diffuso, anche se quantitativamente piuttosto
ricca, detta "plateau".
Malgrado questi dati e` al momento impossibile spiegare come le
disomogeneita`, specie dell'anello principale, possano essere
stabili; ecco perche` gli scienziati stanno ancora ricercando,
nelle immagini della sonda, tracce di satelliti pastore.
Nella sua progressiva marcia di avvicinamento a Nettuno Voyager
era ormai arrivato alla vigilia del fly-by e gli scienziati
attendevano dati che confermassero inequivocabilmente la
presenza di un campo magnetico attorno al pianeta. Al contrario
sono stati necessari sei giorni di esami delle informazioni
raccolte durante gli esperimenti sul plasma, perche` il 29
agosto si potesse ottenere un modello il piu` possibile
realistico. Si tratta di un campo magnetico non molto intenso,
meno di quello di Urano, e con intensita` variabile in vicinanza
del pianeta. Esso ha polarita` invertite rispetto ai poli
geografici e l'asse forma un angolo di 50 con quello di
rotazione del pianeta. Inoltre il centro del campo magnetico non
coincide col cento del pianeta, ma se ne discosta di circa
10'000 Km. Anomalie simili sono gia` state riscontrate anche su
Urano. I teorici ritengono che se si attribuisce la formazione
di tale campo ad un processo dinamo, le correnti elettriche che
lo stimolano sono generate in vicinanza della superficie del
pianeta.
Spettacolare come sempre l'osservazione di numerose aurore
distribuite in varie parti del pianeta.
Veniamo ora a quel fatidico 25 agosto 1989. Voyager 2 entrato
ormai nel sistema di Nettuno ha avuto il primo incontro
"ravvicinato" con il satellite Nereide, alla notevole distanza
di 4'700'000 Km. Scarsi sono quindi i dati raccolti. Nereide,
contrariamente alle attese, si e` rivelato di forma
approssimativamente sferica con diametro di 340 Km, ma la scarsa
risoluzione delle immagini (circa 43 Km) non ha permesso di
osservare alcun particolare della superficie.
Alle ore 3:55:35 di T.U. (ora di Greenwich) Voyager 2 ha
raggiunto la minima distanza da Nettuno sorvolando il polo nord
alla distanza di 4'905 Km, per poi "scivolare" dietro il pianeta
ed attraversarne il piano equatoriale a circa 49'000 Km dalla
vetta delle nubi. E'subito apparsa evidente la struttura a fasce
e bande parallele tipica dei pianeti gioviani propriamente
detti, sulla quale spicca un'estesa chiazza scura. Questa
struttura, denominata appunto Grande Macchia Scura e posta
nell'emisfero sud del pianeta, e` interpretata come un grande
vortice ciclonico del diametro di 14'000 Km. Essa e`
accompagnata poco piu` a sud dalla Seconda Macchia Scura,
un'analoga struttura piu` piccola della precedente e dal cui
centro si innalzano per circa 60 Km un ciuffo di nubi chiare in
continuo turbinio.
Ad una latitudine intermedia si pone una terza struttura
denominata Scooter. Essa e` molto piu` piccola, ma e` stata
facilmente individuata per via del suo colore cangiante e del
suo movimento nell'atmosfera di Nettuno in direzione opposta al
senso di rotazione delle altre formazioni.
E` interessante notare come le macchie scure siano strutture che
si trovano piu` in profondita` rispetto al limite medio
dell'atmosfera, mentre le nubi piu` chiare se ne innalzano
generando spettacolari increspature. A questo proposito Voyager
ha eseguito accurati rilievi stratigrafici dell'atmosfera
nettuniana esterna.
Lo Scooter, neanche a dirlo, conserva la sua originalita`
posizionandosi ad una quota intermedia.
I dati sulla composizione dell'atmosfera di Nettuno sono ancora
piuttosto incerti anche se indicano una netta prevalenza
dell'idrogeno (85%) sul metano e derivati quali acetilene ed
etilene. Per quanto riguarda l'abbondanza di elio si ha solo un
approssimativo valore del 13%.
Le tanto discusse correnti convettive che venivano supposte
dominare l'atmosfera del pianeta sono state confermate
attraverso rilevamenti della temperatura atmosferica a varie
quote.
Infatti se in profondita` la temperatura diminuisce
progressivamente dall'equatore ai poli, piu` superficialmente
l'atmosfera e` relativamente piu` "calda" all'equatore ed ai
poli, per raffreddarsi a latitudini intermedie. Cio` comporta
movimenti dei gas che salgono in superficie, raffreddandosi alle
medie latitudini, per venire in seguito spostati ai poli ed
all'equatore dove si riscaldano, sprofondando.
L'atmosfera di Nettuno e` anche interessata da intensi venti che
spirano fino ad una velocita` di anche 1'000 Km/h e questo a
causa sia dei movimenti differenziati dell'atmosfera stessa, sia
per il diverso periodo di rotazione del nucleo, determinato in
poco piu` di 16 ore.
Cinque ore e quindici minuti dopo aver superato Nettuno, Voyager
2 ha incrociato Tritone alla fantastica velocita` di 18 Km/sec.
Il timore di non poter osservare al disotto dell'atmosfera del
satellite andava sfumando man mano che la sonda inviava immagini
da distanze sempre piu` ravvicinate. Queste mostravano
particolari tali da poter essere attribuiti esclusivamente a
strutture della superficie.
Al punto di massimo avvicinamento, circa 40'000 Km, lo
spettacolo e` stato assicurato: Tritone si e` mostrato ricoperto
di una crosta di azoto e metano ghiacciati che presenta
superfici estremamente diverse tra loro ed accomunate solo
dall'essere molto pianeggianti. I dislivelli piu` elevati,
dell'ordine di pochi metri, si trovano tra la superficie ed il
fondo di ampi bacini da impatto, vagamente simili ai mari
lunari. Questi pero` sono colmati non di lava ma di azoto
ghiacciato il quale, emesso liquido dalle profondita` del
satellite al momento dell'urto col meteorite che fuse la crosta
in quel punto, e` poi solidificato a causa della bassa
temperatura, diminuendo ovviamente il suo volume e livellandosi
quindi ad una quota piu` bassa.
Cio` avvalora l'ipotesi che l'azoto si possa trovare allo stato
liquido a profondita` di circa 30 metri.
Tritone presenta una crosta di colore rosato, dovuto all'azione
dei raggi ultravioletti del Sole sul metano ghiacciato, e molto
eterogenea con "terreni" piu` vecchi e scuri affiancati ad altri
molto piu` giovani e quindi piu` chiari, nonche` ricchi di segni
di attivita` tettonica, come la grande faglia a forma di "Y"
posta ai confini della calotta polare sud. Su di essa regna in
questo periodo l'estate tritoniana, che durera` ancora per
diversi secoli.
Questa stessa superficie presenta delle strane strutture di
forma ovale che si estendono tutte nella medesima direzione.
Queste sono particolarmente scure ma presentano una "macchia"
biancastra posizionata al loro interno nel limite sud. Benche`
esista ancora molta incertezza sulla loro origine, gli
scienziati pensano possa trattarsi di una sorta di geyser di
azoto. In pratica l'azoto superficiale si fonderebbe
improvvisamente per cause ignote, lasciando via libera
all'espulsione di materiale scuro da sotto la crosta, il quale
verrebbe trasportato per diversi Km da venti che ovviamente
soffiano dal piu` caldo polo sud verso le fredde regioni
equatoriali. Successivamente nuovo azoto ghiacciato, bianco in
quanto non ha ancora subito l'azione dei raggi ultravioletti,
andrebbe a tappare la bocca del geyser.
Parlando di temperatura bisogna dire che essa e` stata valutata
in 37*K (-238*C) che rende Tritone il corpo piu` freddo del
Sistema Solare. La causa di questo e` l'alta riflettivita` del
ghiaccio di azoto nei confronti della radiazione solare che
viene percio` assorbita solo in minima parte. Lo stesso fenomeno
aveva portato a sovrastimare il diametro di Tritone per via
della sua elevata magnitudine al telescopio. Voyager ha dato un
valore molto piu` basso, appena 2'720 Km. La sua densita`
risulta quindi piuttosto elevata (circa 2 g/cc), cioe` Tritone,
nel suo interno, deve contenere buone quantita` di elementi
pesanti e rocce.
Per quanto riguarda l'atmosfera essa e` stata studiata sia
attraverso l'occultazione Beta del Cane Maggiore che tramite
esperimenti di rifrazione delle onde radio inviate dalla sonda
verso Terra. Il fatto che queste non siano state assolutamente
deviate implica che l'atmosfera debba generare una pressione
pari ad appena un 1/100'000 di quella terrestre.
La composizione presenta azoto molecolare e ionizzato negli
strati elevati e metano in quelli piu` profondi.
Tengo a fare presente che tutti i dati fino ad ora scritti sono
suscettibili, nei prossimi mesi, di variazioni grazie al lavoro
che gli scienziati stanno conducendo sull'impressionante mole di
informazioni che la sonda ha fornito.
Voyager 2 e` uscito dal sistema di Nettuno, e conseguentemente
dal Sistema Solare, sfrecciando al di sotto del piano
dell'eclittica.
L'incontro ufficiale si e` concluso il 2 ottobre con la sonda a
56 milioni di Km oltre il pianeta ed ora Voyager e` un
viaggiatore degli spazi interstellari. La sonda dovrebbe
trasmettere dati per ancora 25 anni sulla struttura del plasma e
sull'ambiente del campo magnetico del Sistema Solare attorno ai
pianeti.
Esso e` ora un messaggero del genere umano, trasportando un
disco fonografico in oro con incisi i saluti in 60 lingue
diverse, musiche di Beethoven, l'inno statunitense "Stars and
Stripes" ed immagini digitali della struttura del DNA e di
paesaggi con animali. Il tutto e` ovviamente destinato ad
eventuali forme di vita aliene che dovessero "catturare" la
sonda e leggere le istruzioni per l'uso.
Andrea Milanesi Meteorologia IL TELESCOPIO SPAZIALE REALIZZA UN FILMATO SULLA ROTAZIONE E SULLA
METEOROLOGIA DI NETTUNO
L'Hubble Space Telescope e' stato utilizzato per assemblare un filmato a
colori che mostra il periodo di 16 ore di rotazione del pianeta Nettuno. Il filmato,
composto da una serie di osservazioni dell'Hubble eseguite durante nove orbite
successive, permette agli astronomi di determinare il moto delle nuvole
nell'atmosfera del pianeta. Le immagini mostrano la potente corrente
equatoriale a getto di Nettuno, immensi uragani e la macchia scura
nell'emisfero nord del pianeta, identificata per la prima volta lo scorso anno
da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology
utilizzando sempre Hubble.
Il filmato e' stato realizzato da un team di scienziati guidato da Lawrence
Sromovsky del Madison's Space Science and Engineering dell'Universita' del
Wisconsin ed e' stato presentato alla conferenza annuale del Dipartimento di
Scienze Planetarie della Societa' Astronomica Americana, a Tucson, in Arizona.
Gli astronomi hanno combinato le osservazioni dell'Hubble e del Telescopio
Infrarosso (Infrared Telescope Facility (IRTF)) del Mauna Kea, sulle Isole
Hawaii, in modo tale da osservare il pianeta in una varieta' di lunghezze
d'onda, ognuna delle quali fornisce un'informazione diversa sulle nuvole di
Nettuno, sulla loro struttura e sui loro movimenti. Gli scienziati possono ora
eseguire calcoli piu' precisi sulla velocita' e direzione dei venti di
Nettuno, con un conseguente miglioramento delle comprensione della dinamica
meteorologica del pianeta.
Tutti i valori di distanza si intendono riferiti dal centro del
pianeta.
[Associazione Ravennate Astrofili Rheyta]
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 (10-30-1996 21:12)
# A : Tutti
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