Anelli Il Pioneer 11 sorprese gli scienziati quando le sue immagini indicarono
l'evidenza di un anello intorno a Giove. Successivamente, il Voyager 2
confermo' l'esistenza di anelli estremamente sottili, invisibili da Terra.
L'anello principale e' largo circa 7000 chilometri e ha uno spessore di
solamente 30 km. Il suo bordo interno e' situato a circa 123000 km di distanza
dalla sommita' delle nuvole di Giove. Questo anello contiene oggetti che
potrebbero essere frammenti di piccoli satelliti distrutti agli impatti,
oppure si tratta di materiale che non e' mai riuscito ad accrescere per formare un
satellite.
Un anello piu' tenue si trova 20000 km all'interno dell'anello principale. E
uno ancora piu' sottile e' situato 85000 km all'esterno dell'anello
principale.
Questi due anelli sottili sono formati da particelle piccolissime (poco piu'
di un micron di diametro). A causa delle loro ridotte dimensioni, le particelle
sfuggono all'anello in tempi relativamente brevi; nonostante cio' la presenza
degli anelli indica un continuo rifornimento di questo materiale che viene
probabilmente prodotto durante gli impatti tra micrometeoriti e i corpi piu'
grandi dell'anello principale; inoltre, anche le particelle perse dai
satelliti potrebbero entrare a far parte degli anelli.
Aurore polari HUBBLE SEGUE I RAPIDI CAMBIAMENTI DELL'AURORA DI GIOVE
Lo studio della veloce e spettacolare danza dei gas luminescenti nell'alta
atmosfera di Giove, meglio conosciuta come aurora, eseguito con l'Hubble Space
Telescope, sta permettendo agli astronomi di mappare l'immenso campo magnetico
di Giove e di capire meglio come si genera tale fenomeno.
"Ora che abbiamo individuato la localizzazione generale delle aurore e mappato
i loro cambiamenti giornalieri, dovremmo essere in grado di scoprire le cause
che generano le aurore su Giove", dice John T. Clarke, un astronomo del
College of Engineering dell'Universita' del Michigan.
Le nuove osservazioni di Hubble mostrano simultaneamente degli anelli ovali
ripiegati sia sul polo nord sia sul polo sud (spostati di 10-15 gradi
dall'asse di rotazione di Giove), unitamente a un'impronta di un'aurora creata da un
flusso di corrente di circa un milione di ampere tra Giove e la luna vulcanica
Io.
Le immagini di Hubble forniscono sufficienti dettagli da consentire a Clarke e
ai suoi colleghi di registrare i cambiamenti giornalieri dell'intensita' e dei
movimenti dell'aurora. Essi hanno scoperto che le variazioni di luminosita'
avvengono durante il corso di un giorno gioviano, probabilmente a causa della
compressione del campo magnetico di Giove sulla faccia del pianeta rivolta
verso il Sole. Sono state individuate anche determinate caratteristiche che
co-ruotano con il pianeta.
Questa visione globale e' completata dalle misure del campo magnetico e delle
particelle cariche eseguite sul luogo dalla sonda Galileo, ora in orbita
intorno al pianeta. Confrontando le riprese globali e quelle ravvicinate, gli
scienziati ritengono di perfezionare le teorie riguardanti le cause e i
meccanismi alla base della creazione e del mantenimento di questi spettacoli
luminosi.
Il team di scienziati, all'Universita' del Michigan di Ann Arbor, il Jet
Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, l'Universita' del Wisconsin a
Madison, il Goddard Space Flight Center a Greenbelt, e altre istituzioni hanno
studiato per due anni le aurore di Giove utilizzando la Wide Field and
Planetary Camera 2. I loro risultati hanno portato alla pubblicazione di due
articoli, uno firmato da Clarke e l'altro da Gilda Ballester, entrambi del
College of Engineering dell'Universita' del Michigan. I due articoli sono
apparsi nel numero del 18 ottobre della rivista Science. Le immagini, riprese
in luce ultravioletta, risultano le piu' sensibili e dettagliate riprese delle
aurore del pianeta gigante. Le precedenti osservazioni delle aurore erano
state eseguite con la Faint Object Camera di Hubble e con telescopi terrestri
tramite filtri nel vicino infrarosso. Le immagini del Telescopio Spaziale presentano
dettagli di 300 chilometri di diametro. Questo permette a Clarke e ai suoi
colleghi di analizzare i rapidi cambiamenti che avvengono su piccola scala
nella struttura delle aurore, consentendo una mappatura delle variazioni sui
poli magnetici e sugli effetti derivanti dalle emissioni del satellite Io.
Le aurore si manifestano quando le particelle cariche (elettroni, protoni e
ioni positivi) vengono catturate dal campo magnetico che circonda il pianeta.
Cadendo verso i poli magnetici nord e sud, esse collidono con le molecole e
gli atomi presenti nell'atmosfera del pianeta. Gli atomi acquistano energia che
viene poi rilasciata sotto forma di emissione luminosa, esattamente come i gas
delle luci fluorescenti e al neon quando gli viene applicata una corrente
elettrica.
Studiando le immagini dell'intero disco di Giove, gli astronomi hanno trovato
con sorpresa, che le aurore si presentano in modo speculare ai poli nord e
sud. Sebbene anche sulla terra le aurore sopra ogni polo sono una la copia
dell'altra, le precedenti osservazioni di Giove a bassa risoluzione spaziale
avevano suggerito che alcuni punti dell'ovale dell'aurora apparissero piu'
luminosi. Questo fenomeno veniva spiegato, nel caso di Giove, con le grandi
asimmetrie nel campo magnetico che avrebbero prodotto una maggior
concentrazione di particelle cariche nei punti di debole campo magnetico con
conseguente creazione di zone aurorali piu' luminose.
Le aurore terrestri sono determinate dal flusso di particelle proveniente dal
Sole. Diversamente, l'immenso campo magnetico di Giove, unitamente alla sua
elevata velocita' di rotazione (10 ore) contribuiscono a generare aurore 1000
volte piu' luminose di quelle terrestri.
La situazione viene complicata ulteriormente dal materiale rilasciato dalla
luna Io. Gli scienziati ritengono che le eruzioni vulcaniche di Io producano
una gran quantita' di particelle che vengono ionizzate, si espandono
radialmente e vengono catturate dal campo magnetico di Giove. Queste cariche
sono costrette a co-ruotare con il pianeta, creando un immenso foglio di
corrente che modifica il campo magnetico del pianeta. Quello che non e' ancora
chiaro e' la relazione tra i processi interni e quelli causati dal Sole, e
come questi processi producano le aurore.
Sulla Terra, le tempeste magnetiche correlate con i grandi cambiamenti del
flusso di particelle provenienti dal Sole, causano aurore molto luminose.
Questo tipo di tempeste puo' disturbare i segnali radio e i sistemi di
comunicazione, interferire con la navigazione aerea e creare black out
elettrici. Il team di scienziati ha scoperto le tempeste magnetiche anche su
Giove, tuttavia, in questo caso, il regolatore del sistema non e' il Sole ma
un processo interno.
Alcuni dei materiali rilasciati da Io producono una corrente di particelle
cariche. Queste particelle si ionizzano e vengono guidate nel campo magnetico
di Giove lungo gli invisibili "tubi di flusso" che collegano Giove con Io.
Questo genera le piccole macchie aurorali in prossimita' degli ovali intorno
ai poli magnetici. Studiando i cambiamenti dell'intensita' di queste macchie,
Clarke e i suoi colleghi sono stati in grado di mappare il campo magnetico di
Giove mentre Io vi orbitava attraverso. Gli scienziati hanno collegato le
macchie al "tubo di flusso" di Io in quanto le emissioni aurorali ruotano con
Giove, mentre le macchie rimangono in una posizione fissa relativamente a
quella di Io.
"Le dimensioni dell'aurora variano da 1000 a 2000 chilometri", dice Clarke.
"Se vi trovaste sulle nubi di Giove, al di sotto del satellite Io, l'aurora
ricoprirebbe tutto il cielo. Dovreste vedere un'esplosione causata dai gas che
400 chilometri sopra di voi vengono riscaldati rapidamente ad una temperatura
di piu' di 5000 gradi. La velocita' di spostamento dell'aurora da est a ovest
e' superiore ai 5 km al secondo in quanto la rapida rotazione di Giove sposta
il pianeta piu' rapidamente di quanto lo faccia Io in orbita."
Clarke e i suoi colleghi sperano che le future osservazioni contribuiscano a
fornire ulteriori informazioni sulle aurore. Il team sta condividendo i dati
raccolti con gli scienziati responsabili della sonda Galileo, che si sta'
attualmente muovendo ripetutamente attraverso il campo magnetico del pianeta
durante le sue orbite. Galileo e' in grado di rilevare le particelle cariche
(ioni, protoni e elettroni) che vengono intrappolate dal campo magnetico e di
determinarle la loro posizione e la loro energia. Le informazioni raccolte da
Hubble e dalla Galileo dovrebbero consentire agli astronomi di determinare una
piu' accurata disposizione delle particelle cariche, che potrebbe
eventualmente portare all'individuazione della loro sorgente su Io.
Collisione SL9
Dal 18 al 23 luglio prossimi. Ti consiglio di munirti della pagina 59 del
n. 2 di Nuovo Orione (febbraio). C'e' uno schema dettagliato con date e
T.U. Se pero' vuoi risparmiare tempo e denaro, prendi nota:
Tieni comunque presente che l'articolo su N.O. si conclude con questa frase:
"Sperando che le collisioni avvengano nell'emisfero rivolto verso la Terra!"
Penso di fare cosa gradita riportando in area una traduzione dalle Circulars
della BAA.
La cometa e` in arrivo
Le ultime osservazioni e i modelli della cometa frantumata.
La cometa Shoemaker-Levy e` stata riosservata dopo la congiunzione con il
Sole
da Scotti e Gherels dell'osservatorio del Kitty Peak. Le nuove posizioni
osservate cambiano in maniera significativa l'orbita precedentemente dedotta.
Il nuovo "Perigiove" calcolato sarebbe avvenuto a una distanza dal centro del
pianeta di solo 1.25 raggi gioviani.
Le immagini ottenute in Gennaio con il telescopio del Mauna Kea mostrano che
la
"collana di perle" (cos e' stata definita la cometa dopo la scoperta della sua
frantumazione dato il modo caratteristico con cui si mostra nelle immagini)
persiste con cambiamenti nella luminosita' relativa dei singoli componenti. Il
cambiamento piu' evidente, tuttavia, e' la sparizione della coda di polveri
comune che precedentemente si estendeva da NE a SO della linea dei nuclei.
Inoltre le code dei singoli nuclei sono piu' evidenti indicando che il rilascio
di polveri continua. La lunghezza delle code e' maggiore di 1 in particolare
per il nucleo n. 7, cio' suggerisce che la cometa non e' totalmente distrutta e
conserva una ragionevole densita'. La cometa e' stata inoltre ripresa dal
Telescopio Spaziale, dopo la sua riparazione, tra il 24 e il 27 Gennaio '94.
Sono visibili 21 nuclei ma due degli originali (il n. 10 e il n. 13) sono
scomparsi mentre due dei piu' brillanti (il n. 7 e il n. 8) si sono rivelati
doppi.
La grandezza dei nuclei cometari e' ancora incerta. Le analisi teoriche della
frantumazione mareale effettuate da Scotti e Melosh che davano un diametro
originale di 2.3 Km. sono state superate da una analisi piu' dettagliata svolta
da Sekanina, Chodas e Yeomans. Tenendo conto della rotazione della cometa e
della possibilita' che la cometa non si sia smembrata che dopo due ore dal
momento del Perigiove nel Luglio 1992 questi ultimi concludono che il diametro
originario piu' probabile era di 9 Km.! Con il nuovo valore piu' basso per il
Perigiove questo diametro originale S stato ridotto a circa 8 Km. Questo
comporta che i frammenti potrebbero avere un diametro di 2-4 Km. e produrre un
notevole impatto con l'atmosfera gioviana.
In conclusione le dimensioni dei frammenti piu' grossi sono abbastanza in
accordo rispetto a calcoli precedenti che tenevano conto di un oggetto di 5
Km. di diametro ad una densita' di 1.0 g/cm3 e cio' comporta che la magnitudine
dell'oggetto si mantiene piu' bassa di quella calcolata teoricamente di diversi
ordini di magnitudine.
Previsione degli impatti
Gli impatti avverranno a Luglio. Il primo S ora previsto per il giorno 16
intorno alle ore 19.30, il maggiore per il 20 allo stesso orario e l'ultimo
per il 22 verso le 7.30 (U.T.).
Tutti gli impatti avverranno in una zona invisibile dalla Terra perchS gi_
tramontata. Le longitudini Gioviane misurate rispetto al meridiano di
mezzanotte variano tra 65 per il primo impatto e 70 per l'ultimo, in
direzione del terminatore diurno. Perci essi dovrebbero ruotare di circa
10-15 (16-25m.) per raggiungere la faccia visibile dalla Terra e di altri 10
(16m.) per trovarsi in pieno sole (naturalmente nebbie o nuvole presenti molto
in alto verrebbero facilmente illuminate dal bagliore dell'impatto).
Tutti gli impatti avverranno nel lato opposto a quello visibile da Terra ma
solo 4-9 entro il lembo. L'angolo Terra-Giove-Frammenti all'impatto varier_
tra 99 (il primo) e 94 (l'ultimo). Eventuali getti di materia di altezza
compresa tra 500 e 1000 Km. potranno essere osservati direttamente da Terra.
Gli impatti avverranno ad una latitudine di 47-48 (zenografica) nominalmente
in corrispondenza della S.S.S. Temperate Region (la Sud-Sud-Sud Regione
Temperata) ma in pratica nella zona scura Polare cos come sono abituati a
chiamarla gli osservatori visuali.
La seguente tabella mostra gli impatti previsti alla data del 24 Febbraio da
Chodas, Yeomans e Sekanina (IAUC 5941). I tempi per i frammenti E, G, H, K, L,
Q, R, S, e W sono stati ottenuti da soluzioni delle orbite indipendenti usando
osservazioni relative al mese di Gennaio. I tempi per gli altri frammenti sono
stati interpolati. I tempi di impatto sono dati cosi' come saranno percepibili
a Terra con un errore di +/-0.003 giorni.
I tempi delle eclissi dei satelliti di Giove vengono dati poiche' sara'
possibile per gli osservatori registrare dei flash riflessi dalle loro superfici.
Peraltro, purtroppo, e' stato calcolato che la maggior parte dell'energia verra'
rilasciata nell'infrarosso cosicche' il flash potrebbe non essere percepibile.
Il frammento Q/7 (il piu' grande) cadra' il 20 Luglio alle 19h12m (+/-43m), il
suo punto di impatto sara' visibile trattandosi della tarda sera. Sebbene
nessun satellite si trovera' in eclissi in quel momento, Io, Europa e Callisto saranno
visibili cosicche' se vi sara' un lampo molto brillante questo potra' essere
rilevato da una accurata fotometria dei satelliti illuminati dal Sole.
Pianificazione delle osservazioni
Astronomi professionisti
Astrofili
Satelliti galileiani Attorno a Giove orbitano 16 satelliti, quattro dei quali hanno le dimensioni
di un pianeta. Tutti i satelliti di Giove si trovano sul piano equatoriale del
pianeta creando l'apparenza di un sistema solare in miniatura.
Le quattro lune maggiori, scoperte da Galileo nel gennaio del 1610, sono
chiamate "satelliti galileiani". In ordine di distanza da Giove troviamo: Io,
Europa, Ganimede e Callisto. La densita' media di queste lune diminuisce con
la distanza esattamente come accade nella struttura interna di un pianeta.
Le complesse caratteristiche di questi satelliti sono rimaste sconosciute fino
alle missioni Voyager.
IO
EUROPA GANYMEDE CALLISTO Satelliti minori Gli altri 12 satelliti di Giove sono molto piu' piccoli in confronto ai
satelliti galileiani.
Amalthea, il quinto piu' grande, ha un diametro di soli 170 km ed e' il piu'
grande dei quattro piccoli satelliti che orbitano tra Giove e Io. Methis,
Arastea e Thebe hanno un diametro compreso tra i 25 e i 100 km. Altri quattro
satelliti sono situati oltre i galileiani. Le loro dimensioni variano tra i 15
e i 185 km.
Ancora piu' all'esterno ci sono altri quattro satelliti con diametri compresi tra i 30 e i 50 km. Queste ultime lune, rispetto alle altre dodici, presentano un'orbita piu' ellittica e piu'
inclinata sul piano equatoriale. Inoltre la loro orbita e' retrograda, cioe' ruotano intorno al pianeta in direzione opposta a quella di Giove. Queste caratteristiche fanno supporre che questi satelliti non facessero originariamente parte del sistema gioviano, ma che siano asteroidi catturati dall'intenso campo gravitazionale di Giove.
Sonda Galileo Missione Galileo: istante per istante
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 ( 18-07-1996 21:03)
# A : Tutti
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 (10-23-1996 21:10)
# A : Tutti
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Roberto Cavataio ( 13/2/1994 19:3 )
# A: Giorgio Bifani
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GB> Per quando e' previsto tale fenomeno?
COLLISIONE DEI NUCLEI COMETARI CON GIOVE
Nucleo Data di Collisione T.U.
17 18 LUGLIO 94 16h48m
15 19 luglio 94 2h24m
14 19 luglio 94 14h24m
12 20 luglio 94 4h48m
11 20 luglio 94 21h36m
7 21 luglio 94 14h24m
6 22 luglio 94 2h24m
5 22 luglio 94 16h48m
1 23 luglio 94 4h48m
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da: Massimo Corbisiero ( 8/5/1994 21:56 )
# A: All
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Fragm. Data Imp. Lum. Rel. Satell. vis. in eclisse
U.T. Lug.
A=21 16.81 1 IO (16.95-17.01 22h51m 00h08m)
B=20 17.11 1
C=19 17.27 1
D=18 17.48 1
E=17 17.61 2
F=16 18.02 2
G=15 18.30 2
H=14 18.78 2 IO (18.72-18.78 17h19m 18h37m)
J=13 19.09 0 (sparizione)
K=12 19.42 2 EUR (19.40-19.50 09h41m 12h04m)
L=11 19.89 2
M=10 20.23 0 (sparizione)
N= 9 20.41 1 IO (20.49-20.55 11h48m 13h06m)
P= 8b 20.61 2
Q= 7a 20.80 3 (il piu' brillante)
R= 6 21.28 2
S= 5 21.61 2
T= 4 21.75 1
U= 3 21.88 1
V= 2 22.18 2
W= 1 22.30 2 IO (22.26-22.32 06h16m 07h35m)
GAN (22.65-22.73 15h28m 17h31m)
Tutti i maggiori Osservatori e le sonde spaziali daranno il loro contributo
per il maggior tempo possibile (le sonde saranno Galileo, Voyager 2, lo Space
Telescope, l'I.U.E. ed il E.U.E.).
Il programma professionale prevede:
Quello che segue e' il programma della Sezione Giove della BAA ma si adatta
benissimo anche per le nostre osservazioni. In occasione dell'impatto sara'
comunque in atto una campagna osservativa Internazionale (International
Jupiter Watch).
Bisogna comunque dire che non siamo assolutamente certi che vi saranno effetti
sull'atmosfera di Giove dovuti all'impatto, cos come vi sono ancora grosse
incertezze sull'effettiva grandezza dei nuclei cometari che andranno ad
impattare sul pianeta e la cometa stessa sara' troppo debole per essere
osservata anche nei momenti piu' vicini all'impatto stesso (a meno di
improvvisi brillamenti dovuti al rilascio di polveri). Dovrebbe per essere possibile
registrare, attraverso la fotometria dei satelliti galileiani (soprattutto di
quelli in eclisse) i brillamenti dovuti all'impatto come improvvisi aumenti di
luminosita' delle loro superfici. E' inoltre possibile che gli effetti degli
impatti sulle caratteristiche atmosferiche di Giove siano davvero
spettacolari.
Anche dagli astrofili possono essere effettuate osservazioni nelle radioonde
dove si dovrebbero poter rilevare le conseguenze degli impatti sulla
magnetosfera di Giove.
Tutte le osservazioni hanno una vitale importanza poiche' non abbiamo idea
della velocita' con cui si potranno sviluppare eventuali fenomeni (le bizzarrie del
tempo potranno comunque ostacolare le osservazioni, ma questo e' vero anche per
gli astronomi professionisti): ci si potra' trovare ad osservare qualcosa che
solo pochi altri osservatori riusciranno a vedere per cui tutte le
informazioni raccolte rivestono grande importanza. I tempi delle osservazioni andranno
naturalmente presi con la massima accuratezza possibile. Dei particolari insoliti andranno subito segnalati telefonicamente ai coordinatori del progetto per una immediata verifica.
- regolari osservazioni dei particolari atmosferici, specialmente nella
regione temperata/polare Sud prendendo i tempi di transito di ogni particolare
visibile (soprattutto dei margini di macchie e di ondulazioni anche se queste appaiono
indistinte).
- possibili nubi brillanti ai bordi del pianeta.
- possibili bagliori che potranno illuminare la superficie dei satelliti
galileiani in eclisse.
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 ( 18-07-1996 21:02)
# A : Tutti
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Io e' uno dei corpi piu' singolari del Sistema Solare. Le sue dimensioni sono
simili a quelle della Luna, la sua densita' media, circa 3.5, suggerisce che,
come i pianeti terrestri, sia costituito da roccia o da silicati.
Io e' il corpo vulcanicamente piu' attivo di tutto il Sistema Solare. Nelle
immagini del Voyager sono state scoperte le evidenze di nove vulcani attivi.
Inoltre, Io presenta almeno 200 crateri vulcanici piu' larghi di 20
chilometri, oltre dieci volte il numero dei vulcani terrestri di quelle dimensioni. Ogni
anno la superficie di Io viene ricoperta da dieci miliardi di tonnellate di
materiale vulcanico, quel tanto che basta per cancellare ogni traccia dei
crateri da impatto.
Il colore della superficie di Io deriva dallo zolfo o dai composti solforosi
espulsi durante le eruzioni. La lava di Io e' costituita da zolfo e le
sfumature gialle, arancio e nere sono vari composti dello zolfo a diverse
temperature. Alcune colate laviche dalle caldere di Io si estendono per oltre
150 chilometri.
I vulcani di Io presentano una bassa elevazione, diversamente da quelli di
Venere, della Terra e di Marte. In ogni caso, il piu' grande vulcano di Io,
Pele, ha una dimensione di circa 1400 chilometri. Sebbene le montagne di Io
raggiungano altezze anche di 10 chilometri, nessuna di queste e' un vulcano,
anzi, l'origine di queste montagne e' ancora un mistero.
La velocita' di espulsione del materiale dai vulcani e' di circa 1 chilometro
al secondo. La forma ad ombrello di queste eruzioni suggerisce che i vulcani
di Io funzionino come i geyser. L'elevata velocita' di espulsione, unitamente al
debole campo gravitazionale del satellite, consente ai getti di raggiungere
altezze di circa 300 chilometri.
Perche' Io e' cosi' vulcanicamente attivo? La risposta deve essere ricercata
nel pianeta Giove. Io orbita ad una distanza di 421600 km, circa 37000 km in
piu' della distanza Terra-Luna. Dal momento che Giove possiede una massa 300
volte maggiore di quella terrestre, la sua immensa forza di gravita' induce
enormi effetti mareali sulla superficie del satellite, provocando una
flessione della crosta. Questo movimento genera abbastanza calore da far fondere gli
strati sottostanti e produrre il generale vulcanesimo da hot-spot.
La sottile atmosfera di Io e' composta principalmente da ossido di zolfo, che
i fenomeni vulcanici continuano ad alimentare. La maggior parte dell'ossido di
zolfo congela durante la notte.
Sebbene abbia circa le stesse dimensioni e la stessa densita' media (3.04) di
Io, Europa e' notevolmente diverso. La superficie di questo satellite e'
composta da ghiaccio d'acqua e appare liscia e levigata. La conformazione piu'
evidente e' una serie di graffiature scure e di dorsali. Le incisioni sembrano
essere fratture della superficie ghiacciata che vennero riempite di acqua. Le
dorsali sono sottili e hanno un'elevazione massima di circa 150-200 metri.
La densita' relativamente alta di Europa fa pensare che la crosta non possa
essere piu' spessa di 75-100 km, suggerendo che l'acqua giace principalmente
ghiacciata sulla superficie del satellite. L'assenza i crateri da impatto indicano che Europa e' stato inondato dall'acqua che ha cancellato ogni traccia di collisione.
Europa orbita a una istanza i 670900 km; per questa ragione non e' soggetto
alle forze mareali di intensita' paragonabile a quelle che agiscono su Io.
Tuttavia, le maree sono tali da far flettere la crosta di Europa e produrre
calore al suo interno. Il calore viene rilasciato attraverso l'attivita'
tettonica che rompe e sposta porzioni i crosta facendo fondere e defluire
l'acqua di superficie. Di conseguenza le forze mareali potrebbero essere la
sorgente delle spaccature e delle dorsali presenti su Europa. E' stato
suggerito che il riscaldamento mareale potrebbe essere elevato al punto tale
da impedire alla crosta del satellite di congelare completamente. Se questo fosse
vero, uno strato di acqua potrebbe esistere sotto la crosta ghiacciata.
Con un diametro di 5260 km e una densita' media di 1.93, Ganymede e' un
gigante di ghiaccio. Composto per meta' di ghiaccio e per meta' di roccia, Ganymede e'
il piu' grande satellite del Sistema Solare, addirittura piu' grande di
Mercurio. Ganymede orbita ad una distanza di 1070000 km.
Su Ganymede si distinguono, per la loro luminosita', due tipi di superficie Le
regioni piu' vecchie della superficie appaiono scure e molto craterizzate.
Una grande area circolare di circa 3200 km di terreno scuro e fortemente
craterizzato prende il nome di Galileo Regio. L'origine di Galileo Regio e di
Marius Regio, un'altra grande regione di terreno scuro, non e' ben chiara.
Potrebbe essere cio' che resta di un vecchio bacino da impatto o l'evidenza di
un'espansione della crosta.
Le regioni piu' luminose presentano una minor densita' di crateri, indicando
una minor longevita'. Essi contengono caratteristiche tettoniche formate da
graffiature curve parallele. Questi dettagli non hanno una controparte sui
pianeti terrestri.
La crosta di Ganymede ha uno spessore di circa 75 km. Sotto di essa giace il
mantello costituito principalmente da acqua e ghiaccio, infine c'e' un nucleo
di roccia o silicati. Non c'e' alcun dubbio che le forze tettoniche hanno
provveduto a rimodellare la superficie del satellite. Il sistema di spaccature
sembra si sia formato quando la crosta e' stata stirata o compressa. Le forze
tettoniche avrebbero anche fratturato e ruotato larghi blocchi di terreno
scuro e disallineato parte del sistema di graffiature. Il periodo piu' significativo dell'attivita' tettonica si e' probabilmente verificato nei primi periodi di vita del satellite, quando l'interno era ancora caldo.
Il piu' esterno satellite galileiano, Callisto, e' quasi il gemello di
Ganymede per dimensioni e densita'. Come per Ganymede, la densita' media suggerisce la
presenza di acqua, con una sottile crosta di ghiaccio che ricopre un mantello
di acqua o ghiaccio e un nucleo roccioso. L'orbita di Callisto ha una
dimensione di 1884600 km.
Callisto e' il corpo piu' craterizzato osservato finora in tutto il Sistema
Solare. La sua superficie e' completamente coperta da crateri da impatto. E'
l'unico corpo densamente craterizzato che tra i crateri non presenta pianure
analoghe a quelle i Mercurio, di Marte o della Luna.
La natura della crosta ghiacciata di Callisto viene rivelata dai suoi crateri
e bacini da impatto, che sono molto piu' piatti di quelli dei pianeti terrestri.
Il piu' grande bacino da impatto, circa 3000 km i diametro, prende il nome di
Valhalla: una luminosa struttura ad anello probabilmente colpita da un oggetto
di taglia asteroidale. L'anello presenta un leggero rigonfiamento e riflette
probabilmente la frattura avvenuta nella crosta ghiacciata in risposta
all'impatto.
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Elia Cozzi, 2:331/101 ( 18-07-1996 21:03)
# A : Tutti
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# Area : ASTRO.ITA (Astrofili)
# Da : Andrea Di Dato, 2:335/225 ( 04-01-1996 21:38)
# A : All
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7 Dicembre - La sonda Galileo entra nell'atmosfera
Tutti i tempi menzionati si riferisco all'ora dell'entrata nella
atmosfera (E).
Tutte le altitudini si riferiscono al livello, nell'atmosfera di Giove, in
cui la pressione e` uguale alla pressione al livello del mare sulla Terra.
Si e` assunto che l'entrata nell'atmosfera della sonda Galileo si sia
verificata ad un'altezza di 450 Km. Al livello definito di entrata in
atmosfera, questa cominciava a diventare abbastanza spessa da influenzare
i movimenti della sonda.
Ora di entrata nell'atmosfera (E): 22:04 GMT (2:04 pm PST)
E - 6 ore: Inizio della preparazione della sonda
Distanza da Giove: 600.000 km
Velocita` relativa a Giove: 76.700 km/h
Punti salienti: Accenzione e calibrazione degli strumenti di bordo della
sonda. I "g-switches" sono utilizzati per rivelare la decelerazione
della sonda nell'atmosfera e come sistema ausiliario al malfunziona-
mento dei timer.
E - 3 ore: Inizio delle misure delle radiazioni della cintura interna di Giove
Distanza da Giove: 360.000 km
Velocita` relativa a Giove: 97.200 km/h
Punti salienti: Comincia la misurazione delle particelle energetiche con
la stima delle particelle elettricamente cariche intrappolate in una
parte dell'intensa cintura di radiazioni magnetiche di Giove.
Campo non esplorato in precedenza. Sono stati effettuati campionamenti di
quattro minuti.
Ai tempi E-180 min, E-140 min, E-96 min, E-60 min e successivi, continua il
campionamento fino all'ingresso in atmosfera.
E: Entrata in atmosfera
Altitudine: 450 km
Velocita`: 170.700 km/h
Angolo d'incidenza: 8,3 gradi sotto l'orizzonte
Latitudine: 6,5 gradi N (planetocentrico)
Longitudine: 4,4 gradi W
Punti salienti: Atmospheric Structure Instrument iniziano continue
misurazioni della decelerazione della sonda dovute all'alta atmosfera.
La densita`, pressione e temperatura dell'atmosfera, puo` essere
dedotta da questi dati.
E + 56 sec: Massimo stress aerodinamico
Altitudine: 100 km
Velocita`: 92.200 km/h
Pressione atmosferica: 0,007 bar
Temperatura dell'atmosfera: -119 gradi C
Punti salienti: Appena la sonda entra nell'atmosfera di Giove, le forze
aerodinamiche decelerano rapidamente la sonda. La sonda sperimenta una
forza equivalente a 230 volte la forza di gravita` sulla superfice
terrestre. La piu` grande forza aerodinamica mai registrata su una
navicella che entra nell'atmosfera di un pianeta.
E + 112 sec: Dispiegamento del paracadute pilota
Altitudine: 50 km
Velocita`: 3.200 km/h
Pressione atmosferica: 0,07 bar
Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C
E + 114 sec: Dispiegamento del pracadute principale
Altitudine: 50 km
Velocita`: 3.120 km/h
Pressione atmosferica: 0,07 bar
Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C
E + 122 sec: Liberato il modulo di decelerazione
Altitudine: 48 km
Velocita`: 1.630 km/h
Pressione atmosferica: 0,09 bar
Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C
E + 126 sec: Iniziano le misurazioni scientifiche dirette
Altitudine: 48 km
Velocita`: 1.540 km/h
Pressione atmosferica: 0,09 bar
Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C
E + 135 sec: Inizia la trasmissione radio con l'orbiter
Altitudine: 40 km
Velocita`: 890 km/h
Pressione atmosferica: 0,1 bar
Temperatura dell'atmosfera: -160 gradi C
Punti salienti: I dati immagazzinati in memoria fino a questo punto
della missione sono trasmessi insieme alle nuove misurazioni. Per
fornire una copia di sicurezza della comunicazione con l'orbiter, i
dati sono trasmessi in duplice copia da due distinti dispositivi
della sonda.
E + 4 min ca.: Raggiunti i nuclei visibili di pirim'ordine di Giove
Altitudine: 26 km
Velocita`: 454 km/h
Pressione atmosferica: 0,3 bar
Temperatura dell'atmosfera: -150 gradi C
Punti salienti: I nuclei visibili di Giove si crede siano formati da
cristalli di ammoniaca congelati.
E + 8 min: La pressione atmosferica e` come la pressione al livello del mare
sulla Terra
Altitudine: 0 km
Velocita`: 295 km/h
Pressione atmosferica: 1,0 bar
Temperatura dell'atmosfera: -107 gradi C
E + 13 min (molto incerto): E' stato incontrato un second nucleo maggiore
Altitudine: -21 km
Velocita`: 234 km/h
Pressione atmosferica: 2,0 bar
Temperatura dell'atmosfera: -67 gradi C
Punti salienti: L'esistenza e la natura di questi nuclei e` molto incerta
E + 24 min (molto incerto): Ingresso in nuclei d'acqua
Altitudine: -57 km
Velocita`: 170 km/h
Pressione atmosferica: 5,0 bar
Temperatura dell'atmosfera: 0 gradi C
E + 30 min: La temperatura e` uguale alla temperatura ambiente sulla Terra
Altitudine: -71 km
Velocita`: 154 km/h
Pressione atmosferica: 6,7 bar
Temperatura dell'atmosfera: 25 gradi C
E + 42 min: Il Sole sorge nel punto d'ingresso della sonda
Altitudine: -100 km
Velocita`: 126 km/h
Pressione atmosferica: 11.7 bar
Temperatura dell'atmosfera: 79 gradi C
E + 60 min: Fine della missione base
Altitudine: -135 km
Velocita`: 104 km/h
Pressione atmosferica: 20 bar
Temperatura dell'atmosfera: 104 gradi C
Punti salienti: Al disotto di questo livello, gli effetti di pressione
e temperatura sui sistemi della sonda, la capacita` limitata delle
batterie e la difficolta` delle trasmissioni radio attraverso la densa
atmosfera e i nuclei, possono indurre il degrado delle operazioni
della sonda e della qualita` dei dati.
E + 75 min: Fine della ricezione dati dalla sonda
Altitudine: -159 km
Velocita`: 92 km/h
Pressione atmosferica: 28 bar
Temperatura dell'atmosfera: 185 gradi C
Punti salienti: Determinata dalla necessita` di preparare l'orbiter per
l'inserimento nell'orbita di Giove.
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