3 novembre 1999


Uomo e cosmo

Margherita Hack e Piero Benvenuti a Trento


Un auditorium gremito di pubblico, si trattasse quasi di un concerto dell'idolo giovanile di turno, ha calorosamente accolto ieri pomeriggio l'atteso incontro con gli astronomi Margherita Hack e Piero Benvenuti, intervenuti a Trento grazie all'indovinata iniziativa del Rotary Club, per discutere delle molteplici ed affascinanti relazioni tra uomo e cosmo. Non capita tutti i giorni di poter ascoltare due scienziati di grande carisma e competenza parlare con precisione ed innata semplicità della loro professione e dei tanti problemi aperti nel campo dell'astronomia, che certo non sono di immediata comprensione per chi non vive di scienza.

Con affabilità e competenza, ed umiltà nella loro veste di relatori piuttosto che di insigni accademici, i nostri ospiti hanno condotto per mano l'attento uditorio nelle nuove e brillanti scoperte dell'astronomia moderna, senza tralasciare di usare sempre un linguaggio comprensibile e privo di tecnicismi. Margherita Hack, docente di astronomia all'università di Trieste e volto assai noto fra gli appassionati e semplici curiosi di scienza ha duettato per tutto il pomeriggio insieme a Piero Benvenuti, anch'egli docente di astronomia all'università cagliaritana, e responsabile europeo del telescopio spaziale: una presentazione appassionata della propria attività di scienziati e delle più recenti novità nel cosmo, ha lasciato il passo ben presto all'incalzare delle domande poste da un pubblico che si è dimostrato sorprendentemente attento al mondo della scienza.

Paolo Ghezzi, moderatore per la serata, presentava gli illustri ospiti dando subito l'idea del calibro di due questi scienziati, non solo professionisti di primo piano ma anche ottimi divulgatori. Una qualità che non è facile trovare, perché non è solo dono naturale ma soprattutto inclinazione al contatto con la gente, che molti scienziati rifuggono quasi preferendo la quieta solitudine di un laboratorio colmo di apparecchiature, tempio della conoscenza che dovrebbe essere sempre alla portata di tutti, come ieri è stato.


Con una brillante disquisizione sulla ricerca di vita extraterrestre Margherita Hack entrava nel vivo della serata: la nascita del sistema solare è stata un tappa fondamentale nella comprensione dei processi astronomici che possono portare alla creazione di un pianeta abitabile, come la Terra. Nel 1995 veniva scoperto il primo pianeta extrasolare: oggi sono decine, anche se li osserviamo in modo indiretto. Tempo cinque anni, ha assicurato la professoressa Hack, saremo in grado di vedere davvero questi mondi lontani e di compiere precise rilevazioni su di essi. Le ultime parole sono state dedicate ai progetti che oggi vedono coinvolti numerosi istituti, alla ricerca di segnali di origine extraterrestre: una sfida che ha poche probabilità di successo, ma un fascino enorme.

È stata la volta quindi di Piero Benvenuti, che ha incantato il pubblico con spettacolari immagini e filmati del telescopio spaziale che raccoglie ininterrottamente lontanissimi fotoni nella speranza di scoprire sempre qualcosa di nuovo, portando un quadro aggiornato ed intrigante delle conoscenze odierne sull'Universo. Conosciamo molto del Cosmo rispetto a pochi anni fa, certo, ma non possiamo permetterci la presunzione di sapere tutto: una posizione che fa onore allo scienziato moderno.


È arrivato poi il momento più atteso dal pubblico, cioè il dibattito, confronto vero e proprio sulle tematiche più attuali che la scienza moderna, e non solo l'astronomia, pone alla società.

Tanti i quesiti proposti, alcuni semplici altri di carattere più tecnico (numerosi astrofili da tutta la regione erano presenti in sala). Il big bang ed i buchi neri si sono alternati al rapporto tra scienza e fede e tra scienziato e uomo comune. Moltissimi i giovani presenti, che hanno dimostrato una preparazione ed interesse davvero sorprendenti: domande sulla teoria dell'inflazione (non certo quella economica...) e sui multiuniversi non sono davvero pane quotidiano per tutti noi. Si è parlato di pseudoscienze, con riferimento all'imperante astrologia. Divertiti e divertenti gli interventi dei due scienziati: stante il fatto che ogni persona è libera di credere a superstizioni o fatti non provati, dobbiamo constatare che scientificamente non c'è nulla di plausibile negli influssi astrali mentre, come ha spiegato il prof. Benvenuti, una qualche relazione può esistere tra il periodo dell'anno in cui nasciamo (inteso in riferimento al clima) ed alcune caratteristiche del nostro carattere.

Sono le 19.45 e la serata volge al termine, solo ufficiale però. Margherita Hack e Piero Benvenuti vengono avvicinati da tante persone che dimostrano la sincera stima per il lavoro degli scienziati: una stretta di mano, la timida richiesta di un autografo, ancora una breve domanda concludono con grande soddisfazione una serata che ha avuto il merito di avvicinarci un poco di più al cielo, liberando la mente dai problemi della nostra quotidiana, effimera vita.


Intervista a Benvenuti

Oggi lei è impegnato come responsabile europeo al telescopio spaziale, ma fa parte anche del gruppo di ricerca che progetta il nuovo telescopio ad infrarossi NGST, il fratello maggiore dello Space Telescope. Quali sono le potenzialità di questo nuovo strumento e quando è previsto l'inizio della sua vita operativa?

Il Next Generation Space Telescope dovrebbe essere pronto, come prototipo, nel 2003. In quella data si prevede il suo lancio per la verifica di tutte le funzionalità: poi nel 2008 avverrà il lancio del telescopio vero e proprio in diverse fasi, vista la sua grandezza, con un specchio di otto metri. Il nuovo telescopio spaziale permetterà di spingerci agli estremi confini dell'Universo conosciuto, studiando le galassie nella fase della loro formazione avvenuta miliardi di anni fa.

Qual è sta il momento più emozionante nella sua vita di scienziato?

Molti anni fa ero responsabile del satellite IUE, dedicato all'osservazione nei raggi ultravioletti. Era il primo satellite al mondo con queste potenzialità: quando lo puntammo per la prima volta verso una lontana nebulosa, avevamo una precisa idea di quello che avremmo visto, ma una gran paura che qualcosa non funzionasse a dovere. L'emozione fu grandissima quando vedemmo comparire sul monitor del computer l'immagine della nebulosa esattamente come ce l'avevamo immaginata!


Christian Lavarian


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