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Piccoli omini verdi, mostri orribili, creature eteree e millenarie: forme diverse, a volte pacifiche, altre molto meno, per gli extraterrestri più famosi di sempre, i marziani!
Ma perché non i venusiani o i gioviani, o gli abitanti della galassia di Andromeda? Cosa rende l'extraterrestre marziano così forte nel nostro immaginario collettivo? Per capirlo dobbiamo fare un lungo passo indietro, quando il celebre astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, correva l'anno 1877, stupì il mondo intero con le sue straordinarie osservazioni del pianeta Marte. Egli descrisse grandi aree verdi che vedeva al telescopio, che parevano enormi foreste, canali rettilinei che portavano, nell'idea dello scienziato, l'acqua dalle calotte polari alle aride zone equatoriali. I famosi canali non erano altro che effetti ottici, come si scoprì più tardi, ma ebbero ugualmente enorme risonanza presso il grande pubblico.
Marte è un pianeta molto simile alla Terra: con un diametro di circa 6000 chilometri, un periodo di rotazione di 24 ore, una temperatura media di 20 gradi sottozero, la presenza di calotte polari (come la nostra Antartide) ed enormi deserti è certo il pianeta più "terrestre" che conosciamo. Tutte queste sue caratteristiche "favorevoli" alla vita resero più vivace la convinzione, presso gli astronomi del secolo scorso, che Marte potesse davvero ospitare forme di vita intelligente, come quella umana. Tale pensiero si rafforzò molto negli anni '30, periodo d'oro della fantascienza americana, durante il quale i marziani campeggiavano sulle copertina delle riviste che si occupavano di questo genere letterario ed erano i principali protagonisti di film spettacolari (per l'epoca), che si concludevano quasi sempre con l'invasione della Terra da parte di enormi astronavi. Da allora sui libri, nei cinema e nell'immaginario collettivo, i marziani divennero gli extraterrestri per antonomasia.
Poi, nel corso degli anni, soprattutto a partire dal 1960, ci si rese conto che Marte avrebbe potuto difficilmente ospitare delle forme di vita molto evolute: il pianeta era troppo freddo ed arido, possedendo inoltre una sottile ed irrespirabile atmosfera di anidride carbonica. Tuttavia rimaneva viva la speranza che in queste condizioni proibitive potesse sopravvivere qualche organismo molto primitivo, come i virus ed i batteri, che proliferano anche in condizioni ambientali estreme. Le missioni spaziali Viking (come i vichinghi che scoprirono, a quanto pare, l'America ben prima di Colombo) si posarono sul suolo marziano nel 1977 e purtroppo non trovarono nessun omino verde ad accoglierli (ma ormai nessuno se lo aspettava...). Le sonde cercarono qualche microrganismo che vivesse nella sabbia rossa del pianeta, ma senza risultati definitivi.
Venti anni dopo, nella simbolica data del 4 luglio (giorno dell'indipendenza americana) il famoso robottino Sojurner gironzolò per tre mesi alla ricerca di qualche forma di vita: ma anche qui i risultati, almeno da questo punto di vista, furono deludenti. È probabile che su Marte, in un lontano passato (parliamo di centinaia di milioni di anni fa) la vita fosse presente, ed anche abbondante: sul pianeta rosso c'erano fiumi, mari e perfino oceani, insomma un ambiente ben adatto alla forme di vita vegetali. Se di queste v'è rimasta qualche traccia, rimane ancora un mistero. Alcuni mesi fa, su un meteorite di origine marziana, sono state identificati dei minuscoli fossili che indicano la presenza di microrganismi, cosicché gli astronomi sono piuttosto convinti della "vitalità" di Marte nel lontano passato.
Non dobbiamo in ogni caso rinunciare alla speranza e credere di essere le uniche forme di vita intelligenti nel cosmo: i nostri lettori avranno saputo recentemente della scoperta di un pianeta simile alla Terra su una lontana stella. Questa non è che l'ultima di una serie di osservazioni, che ha dimostrato come attorno alle stelle, quasi sempre, esiste un sistema solare, composto da pianeti del tutto simili a quelli che orbitano intorno al Sole. Molto difficile, per ora, poter sperare di contattare qualche civiltà extraterrestre, o viaggiare fino alle stelle, con i lenti mezzi di propulsione che possediamo, con i quali impiegheremmo migliaia di anni per raggiungere la stella più vicina. Ma il futuro ci riserverà senz'altro grandi possibilità in questa direzione.
In conclusione, qual è la probabilità di trovare davvero una forma di vita intelligente extraterrestre nei prossimi anni? Solo poche stelle permettono lo sviluppo della vita su di un pianeta orbitante ed un numero esiguo di questi pianeti sarebbe adatto ad una civiltà intelligente in grado di comunicare con noi. Una stima prudente indica che almeno 1 stella su 100.000 potrebbe ospitare civiltà evolute. Questo significherebbe almeno 2 milioni di civiltà tecnologiche nella nostra galassia. Un grosso punto interrogativo riguarda la durata di una tale civiltà: una società evoluta tende ad autodistruggersi dopo aver raggiunto la capacità di costruire armi letali, oppure i suoi progressi tecnologici fanno crescere di pari passo la propria saggezza e responsabilità? Nel primo, sfortunato caso, ci sono buone probabilità che la Terra sia l'unico pianeta abitato nella nostra galassia, altrimenti potremmo davvero non essere soli, ma accompagnati, nel nostro viaggio cosmico, da milioni di altri popoli.
Oggi possiamo ripetere, con un piccolo telescopio, le gloriose osservazioni di Schiaparelli: Marte sarà infatti visibile come un brillante astro di colore arancione nella costellazione della Vergine per tutta la durata della notte a partire da marzo, per molti mesi. Con un modesto strumento riusciremo ad intravedere le calotte ghiacciate del pianeta, qualche area scura e potremo volare con la nostra fantasia immaginando antichissime e progredite civiltà, che vivono ancora oggi, sperdute su qualche lontanissima stella del cielo.
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