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Però! Un rifrattore da 13 cm, avrà pensato qualcuno, magari apocromatico. In realtà lo strumento in questione è un modesto riflettore newtoniano, aperto a f. 5,5, telescopio che per le sue dimensioni ormai è da considerarsi piccolo rispetto ai diffusissimi Schmidt-Cassegrain, o addirittura minusculo in confronto ad un Dobson da 30-40 cm. Eppure anche uno strumento come questo, con un rapporto focale teoricamente poco adatto ai soggetti planetari, può dare apprezzabili risultati fotografici sul nostro satellite artificiale. Otticamente lo strumento è dotato di un buono specchio, corretto ad 1/10 di lunghezza d'onda, nella media dei riflettori presenti sul mercato: ma è di fondamentale importanza, come troppo spesso si trascura, che l'allineamento sia il migliore possibile, soprattutto nei telescopi con rapporti più spinti di f. 6. Occorre sempre controllare che specchio primario e secondario siano ben centrati, in particolar modo dopo un trasporto in macchina. Gli oculari da utilizzare per la fotografia dovranno essere ortoscopici o plossl, sempre ben puliti. Una montatura equatoriale è necessaria se prendiamo in considerazione pose superiori al 1/2 secondo a fuoco diretto con focali superiori ai 500 mm: dovrà avere una buona stabilità, migliorabile con un cavalletto di alluminio oppure appesantendo ed irrigidendo l'eventuale cavalletto di legno. Indispensabile, per lo stesso motivo, un motorino di inseguimento in A.R.: andrà benissimo anche un sistema semplice, senza un'elettronica sofisticata.
La fotografia lunare e dei pianeti in generale non richiede un cielo buio e limpido d'alta montagna come per gli oggetti deep-sky: basta operare con il soggetto ben alto sull'orizzonte e in notti di buon seeing: per questo motivo si può fotografare tranquillamente in città. Come molti sanno un leggero velo di foschia migliora sempre il seeing: se consideriamo che in città la foschia non manca mai a causa dello smog e della ventilazione non sempre buona, e ricordiamo la presenza di un microclima che "stempera" spesso le turbolenze atmosferiche, possiamo rivalutare la città come sito astronomico per certi tipi di ripresa: non è un'eresia come potrebbe apparire. Meglio operare in città quindi che in alta montagna: maggiore comodità e spesso seeing migliore.
Un problema che spesso si incontra fotografando dalla propria abitazione è quello di non poter puntare la Polare e stazionare il telescopio: vi si rimedia facilmente con una bussola, o con metodi di stazionamento un po' lunghi ma affidabili. Si potrà raggiungere una precisione nell'ordine del mezzo grado, più che sufficiente per pose di pochi secondi.
In quali notti fotografare? In serate non eccessivamente limpide (come dopo un temporale), meglio se con un po' di foschia: sarà una garanzia di seeing discreto. Quando una zona di alta pressione ha il proprio centro situato sulle nostre regioni potremmo andare sul sicuro con un seeing sicuramente buono. La Luna dovrà essere alta sull'orizzonte (a parte nel caso delle eclissi dove si fotograferà in ogni condizione): in questo modo si eviteranno le turbolenze tipiche delle sommità dei tetti delle case vicine. Dopo aver lasciato il telescopio all'esterno per almeno una mezz'ora, sarà d'obbligo controllare prima di cominciare il seeing osservando la Luna attraverso lo strumento. Se l'immagine ribolle o vibra eccessivamente, meglio lasciar perdere. Verificate queste condizioni, possiamo metterci all'opera.
Che pellicola usare? Dobbiamo considerare essenzialmente la focale con cui operiamo: a fuoco diretto si priviligeranno pellicole a grana fine, ottime le Ektachrome 64 o le numerose 100 ASA presenti sul mercato. Se invece cominciano a fotografare in proiezione oculare incontriamo un problema: un semplice calcolo porta a scoprire che la Luna percorre circa un secondo d'arco in 2 secondi di tempo: 1" è l'ordine di grandezza della risoluzione del nostro strumento. Ecco quindi che per sfruttare appieno la risoluzione del telescopio (quando le condizioni di seeing lo rendeno possibile) dovremmo limitare la posa ad un massimo di 2-3 secondi: se il seeing non è dei migliori, potremo anche arrivare a 4 secondi. Quindi occorre rivolgersi a pellicole di maggiore sensibilità, ottime la Kodak Elite 400 e la Fuji Super HG 400. Meglio non operare con pellicole piu' sensibili,la cui grana coprirebbe i dettagli più piccoli.
Quali tempi di posa utilizzare? L'esperienza insegna... È molto importante per ogni nottata spesa a fotografare prendere ben nota delle condizioni ambientali: qualità del cielo (molto utile verificare la magnitudine limite ad occhio nudo), altezza della Luna sull'orizzonte, umidità ecc. Solo così avremo un utilissimo metro di riferimento per le riprese future. Le fotografie che corredano l'articolo danno un'indicazione di massima sui tempi di esposizione.
A questo punto siamo pronti per fotografare. Una volta posizionato lo strumento e lasciatolo ambientare, cominceremo a riprendere. Per pose superiori al 1/4 di secondo utilizzeremo la tecnica del cartoncino: anche un fazzoletto scuro va bene. Lo posizioneremo davanti all'obiettivo del telescopio, scatteremo, e dopo alcuni secondi toglieremo la copertura contando mentalmente o con un cronometro la durata della posa. Poi ricopriremo l'obiettivo del telescopio e termineremo la posa. Sarà necessario porre la massima attenzione possibile alla fuocheggiatura: alcuni telescopi sono dotati di un utilissimo nonio decimale sulla messa a fuoco, ma è piuttosto semplice costruirsene un in casa. Proveremo a variare di pochissimo il fuoco per valutare la posizione migliore. Non scattare di continuo: verificare visulamente al telescopio i momenti di miglior seeeing: magari durano una decina di secondi, poi ci sono 5 minuti di turbolenza, e poi ancor calma per qualche secondo. Con un po' di pazienza i risultati non tarderanno ad arrivare.
Spero che queste poche righe siano state di aiuto per chi comincia ad interessarsi di fotografia lunare: cieli sereni a tutti!
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